Più attenzione alle persone detenute: i Garanti territoriali alla manifestazione di sabato 16 a Roma

Il Portavoce, Anastasìa: “Il ministro Nordio aveva annunciato più possibilità di comunicazione per i detenuti. Invece, si sta tornando alla situazione pre-Covid”
L'aula consiliare della Città metropolitana di Roma Capitale durante un incontro pubblico con la Conferenza dei Garanti territoriali.

“Ancora una volta, saremo al fianco dell’associazionismo e del volontariato penitenziario nella giusta rivendicazione di una maggiore attenzione al carcere e alla dignità delle persone che vi sono detenute”. Così il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasìa, nell’annunciare la partecipazione alla manifestazione in forma statica di sabato 16 settembre, dalle 9 alle 12, a Roma in piazza Cairoli, nei giardini adiacenti al ministero della Giustizia, organizzata da Ristretti Orizzonti, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e dall’associazione Sbarre di Zucchero, nell’ambito della campagna “Direttore, concedimi una telefonata”.

“Anche quest’anno – prosegue il Portavoce Anastasìa – sta lasciando una tragica scia di morti in carcere, mentre la popolazione detenuta aumenta costantemente. In questo contesto, il ministro Nordio nel mese di agosto aveva annunciato una modifica regolamentare che consentisse più possibilità di comunicazione dei detenuti con i loro familiari. Una proposta – secondo quanto anticipato alla stampa dal sottosegretario Ostellari – insufficiente, ma in queste settimane, invece, in molti istituti si sta addirittura ritornando al regime pre-covid, con una telefonata alla settimana di dieci minuti per i detenuti comuni e due al mese per i detenuti di alta sicurezza”.

“Come abbiamo detto molte volte, ed è stato ripreso anche in una proposta di legge maturata nell’ambito della Conferenza dei Garanti territoriali e fatta propria dal Consiglio regionale della Toscana nella scorsa legislatura, le comunicazioni telefoniche dei detenuti andrebbero moltiplicate nella durata e nelle occasioni (“quotidianamente” si diceva in quella proposta di legge). Se si vogliono affrontare effettivamente il sovraffollamento e il disagio che porta tanti detenuti a gesti estremi, bisogna moltiplicare le relazioni familiari e le modalità di comunicazione dei detenuti con l’esterno e ridurre effettivamente la carcerazione a extrema ratio della giustizia penale. Su questi temi -conclude Anastasìa – speriamo che Governo e Parlamento vogliano rispondere alle istanze dell’associazionismo e del volontariato penitenziario”.