“Fa bene la redazione di ‘Non tutti sanno’ a rivolgersi ai medici e alle rappresentanze delle professioni sanitarie, per sensibilizzarli ai gravi problemi che sta attraversando la sanità penitenziaria”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, dopo aver letto la lettera aperta della redazione del notiziario della Casa di Reclusione di Rebibbia, indirizzata al personale medico e alle istituzioni sanitarie.
“La scarsità di risorse finanziarie e di professionalità sanitarie -spiega Anastasìa – sta facendo fuggire medici e infermieri dalle carceri, i posti in cui sono ricoverati gli ultimi degli ultimi con storie di salute spesso gravi, se non gravissime. E’ una situazione che denunciamo da tempo. Le Asl stanno facendo il possibile con le risorse a disposizione, ma senza disponibilità di personale, neanche a essere assunto, non si può andar lontano. Nella mia ultima relazione ho chiesto alla Regione Lazio di riconoscere lo status di sede disagiata alle carceri in modo da incentivare i sanitari a sceglierle come luoghi di servizio. D’altro canto – conclude Anastasìa -, il ministero della Giustizia deve garantire il servizio dei Nuclei di traduzione e piantonamento della polizia penitenziaria senza il quale la diagnostica e le visite esterne continueranno a saltare nella misura del 30-50%, con gravi danni per la salute dei detenuti e per l’efficienza delle strutture sanitarie che ne sono impegnate inutilmente”.