Camelia da nove mesi nel Cpr di Ponte Galeria: la Cedu ordina all’Italia di liberarla

La donna ha problemi di salute mentale. La Corte europea dei diritti dell'uomo: "Il trattenimento è inumano e degradante"
La targa all'ingresso del Cpr di Ponte Galeria a Roma

Giovedì 4 luglio, la Corte europea dei diritti umani ha censurato il governo italiano per il trattenimento presso un Centro di permanenza per i rimpatri di una donna con evidenti problemi di salute mentale, ordinandone il trasferimento in un luogo idoneo alla cura.
La storia è quella di una donna, Camelia, che è stata detenuta e sostanzialmente abbandonata a sé stessa per nove mesi nel Cpr di Roma Ponte Galeria. Nonostante la sua evidente incompatibilità alla vita in comunità ristretta, la Questura ha continuato a richiedere proroghe del suo trattenimento convalidate dal giudice di pace, lasciando la donna detenuta -da ottobre 2023- in una cella di isolamento. Una logica condannata dai giudici di Strasburgo.

Infatti, grazie all’intervento delle onorevoli Rachele Scarpa ed Eleonora Evi, è stato presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti umani, che ha ora ordinato al Governo italiano di liberarla e di provvedere alle adeguate cure. La detenzione di una persona con problemi di salute mentale in un Cpr è contraria al divieto di tortura e trattamenti inumani e degradanti.

Uno scatto all’interno del Cpr di Ponte Galeria.

Il caso è stato seguito dagli avvocati Daria Sartori, Gennaro Santoro, Federica Borlizzi e dalla dottoressa Muriel Vicquery, con il supporto della Rule 39 Pro Bono Initiative, della dottoressa Monica Serrano e dei medici Antonello D’Elia e Nicola Cocco. I promotori del ricorso alla Cedu sottolineano che la vicenda di Camelia non sia isolato e che nei Cpr la violazione dei diritti umani è sistematica. In particolare, le criticità per la salute mentale delle persone detenute sono state evidenziate anche per altri Cpr, come quelli di Milano e Macomer. Tra le problematiche denunciate vi sono l’uso massiccio di psicofarmaci, il mancato accesso al diritto alla salute, la gestione dei servizi di cura affidata a privati, la normalizzazione della violenza e dell’abbandono e l’inadeguatezza di presa in carico delle problematiche di salute, in particolare delle condizioni psichiatriche, con la pericolosa adozione di pratiche manicomiali.

I promotori chiedono il superamento dei Cpr e della detenzione amministrativa, ritenuti istituti di degrado, sofferenza e abbandono, dove persone non colpevoli di reati sono private della libertà. Viene ancora utilizzata la psichiatria come strumento di controllo anche per persone senza problemi di salute mentale, mediante un uso spropositato di farmaci, mentre coloro che soffrono realmente di disturbi psichiatrici vengono abbandonati.
Inoltre, come testimoniato dall’ispezione effettuata lo scorso 18 giugno dall’onorevole Scarpa con Monica Serrano e Federica Borlizzi, le  condizioni di detenzione nel Cpr di Ponte Galeria sarebbero evidentemente inumane: in celle di pernotto di 24 mq dormono, per terra, su materassi di gommapiuma fino a otto persone; vi sono quotidiani atti di autolesionismo e tentativi suicidari, derubricati come “non
credibili” dal personale sanitario dipendente dall’ente gestore.