Suicidi a Regina Coeli, audizione in Commissione Sanità del Consiglio regionale

Anastasìa: "58 detenuti con disturbi psichiatrici gravi non dovrebbero stare in carcere, secondo la Corte costituzionale"
L'intervento di Anastasìa in sala Etruschi.

“Scegliere strade di carcerizzazione oppure di alternative al carcere non compete all’ente Regione, ma gli enti territoriali possono fare molto sia sul versante sanitario sia sul versante sociale”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, nel corso dell’audizione che si è svolta martedì 8 ottobre in VII Commissione – Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare del Consiglio regionale del Lazio, avente ad oggetto gli “Episodi di suicidio recentemente verificatisi nel carcere di Regina Coeli”.

“58 detenuti con gravi disturbi psichiatrici nel carcere di Regina Coeli – ha proseguito Anastasìa -, secondo il nostro ordinamento giuridico non dovrebbero starci, perché lo ha detto la Corte costituzionale nel 2019: i gravi disturbi psichiatrici come le gravi patologie fisiche devono dare accesso alla sospensione della pena per motivi di salute, anche attraverso la domiciliazione in una struttura sanitaria adeguata. C’è una grande difficoltà per la capacità del territorio, delle strutture esterne di accogliere persone che hanno in questo caso gravi disturbi psichiatrici, ma il mondo delle misure alternative al momento è troppo debole e su questo la competenza è certamente degli enti territoriali che però non possono far da soli. Il mio auspicio, più volte ripetuto anche nelle relazioni annuali, è che la Regione faccia sentire la sua voce anche con le autorità politiche nazionali, per quel che riguarda le risorse, gli strumenti, le possibilità di bilancio per costruire quelle alternative che sono necessarie”.

Anastasìa ha poi rimarcato che se i suicidi e il sovraffollamento sono fenomeni che riguardano tutto il territorio nazionale, Regina Coeli è tra gli istituti che ha il più alto tasso di suicidi in Italia, in particolare specificamente una sezione. “La settima sezione di Regina Coeli – ha dichiarato Anastasìa – è una specie di porto di mare della carcerazione italiana dove ci capitano quelli che sono appena arrivati, che quindi avrebbero bisogno di una particolare accoglienza e sostegno, ci sono quelli che devono essere trasferiti e ci sono coloro che hanno altre incompatibilità: è un guazzabuglio dal punto di vista dei circuiti che rende obiettivamente più disagevole che in altre sezioni la permanenza e la convivenza”.

Per quanto riguarda i recenti disordini nell’ottava sezione con la messa a fuoco di un paio di piani e i danneggiamenti, Anastasìa ha riferito delle lettere ricevute da alcuni familiari di detenuti che da due settimane sono senza luce.

“Quando sono stato in visita a Regina Coeli, la direttrice mi ha detto che c’era stato un sopralluogo da parte degli uffici tecnici del Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria. Ho scritto al Provveditore che mi ha informato che la sezione verrà svuotata, se e quando si potrà, senza però pronunciare una parola che deve essere chiara quando ci sono persone ospitate dentro una struttura 24 ore su 24. Questa struttura è agibile o non è agibile? E se non è agibile quelle persone possono stare in quella struttura 24 ore su 24 oppure no? Chiunque di noi in qualsiasi condominio di qualsiasi città d’Italia si chiederebbe in situazioni analoghe: si può stare o non si può stare in quel posto? E se non ci si può stare dove ci si mette?  Se non riusciamo a dare risposte anche nelle situazioni più difficili e complicate, le forme di disagio inevitabilmente si moltiplicano, e si manifestano in forme autolesive, ma anche aggressive, in forme di manifestazioni, di contestazioni, di danneggiamenti, di violenza. Su questo – ha concluso Anastasìa – credo che dobbiamo richiamare l’amministrazione penitenziaria a un intervento, a delle soluzioni rapide, perché la situazione non può rimanere in questi termini”.

I servizi sanitari della Asl Roma 1

Come ha precisato in apertura la presidente della VII Commissione, Alessia Savo l’audizione, richiesta dai consiglieri del Pd Rodolfo Lena ed Emanuela Droghei, sarebbe stata incentrata sulla situazione sanitaria del carcere. Così sono stati ascoltati la direttrice della Casa circondariale Regina Coeli, Claudia Clementi, il Commissario straordinario della Asl Roma 1, Giuseppe Quintavalle, il responsabile della Uosd Assistenza sanitaria Regina Coeli, Luigi Persico, la direttrice del primo distretto della Asl Roma 1, Elisa Gullino, la responsabile della Uosd Salute mentale e dipendenze in ambito penale del Dsm Asl Roma 1, Adele Di Stefano, e il direttore della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria, Marco Nuti. Tra i consiglieri regionali presenti, sono intervenuti Rodolfo Lena, Emanuela Droghei, Marta Bonafoni, Claudio Marotta, Luciano Crea.

La direttrice di Regina Coeli, Claudia Clementi.

La prima ad essere ascoltata è stata la direttrice della Casa circondariale Regina Coeli, Claudia Clementi, che ha parlato di situazione complessa di una struttura che accoglie tutti gli arrestati, cosicché il numero degli ospiti è da tempo al di sopra delle mille e cento unità, a fronte di una capienza regolamentare di 628 posti. In riferimento ai recenti danneggiamenti nell’ottava sezione, la direttrice ha detto che si sta lavorando a un trasferimento di più di cento detenuti, ma è un’operazione delicata e complessa, dato che trattasi di una sezione destinata a detenuti protetti.

In merito al fenomeno suicidario, il Commissario straordinario della ASL Roma 1, Giuseppe Quintavalle, ha evidenziato che negli istituti penitenziari i suicidi sono dieci volte di più che all’esterno e che oltre il 50 per cento delle persone che si sono tolte la vita in carcere non avevano mai tentato il suicidio prima.

Quintavalle ha illustrato alla commissione i servizi sanitari esistenti nel centro Sai (Specialistica assistenziale interna) del carcere romano, e i miglioramenti intervenuti, come il recente ripristino del blocco operatorio, l’introduzione di un reparto gastroenterologico e la prossima dotazione di un apparecchio Tac, che dovrebbe contribuire notevolmente alla riduzione delle traduzioni all’esterno dei detenuti che devono sottoporsi a tale esame, mentre è in via di introduzione la cartella informatizzata. Radiologia è già attiva, così come il servizio di guardia medica h24, le diete personalizzate e la farmacia interna, la chirurgia generale e vascolare, la dermatologia, mentre urologia è in fase di definizione e vi sono convenzioni in essere con altri enti. Un progetto sperimentale tra Asl e distretto prevede la presenza di medici di medicina generale nella struttura per le visite.

L’intervento di Giuseppe Quintavalle, nella foto con Adele Di Stefano e Marco Nuti.

58 persone con disturbo mentale grave, 150 con disturbo mentale semplice, di cui circa la metà anche con disturbi da dipendenze, sono presenti nella struttura romana. Questo lo scenario descritto dalla responsabile della Uosd Salute mentale e dipendenze in ambito penale, Adele Di Stefano. Non sono i soggetti con patologie mentali che si uccidono, perché quelli sono seguiti, ma gli altri, ha spiegato Di Stefano, la quale ha evidenziato come sia difficile, se non impossibile, individuare chi intende togliersi la vita.

Per Marco Nuti della Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria l’obiettivo è limitare al minimo gli spostamenti della popolazione carceraria, in primo luogo attraverso il potenziamento della telemedicina. Tra le difficoltà emerse nel corso dell’audizione, le difficoltà nel sopperire alla carenza di personale medico, stante lo scarsa attrattività dei percorsi professionali all’interno degli istituti penitenziari.

Un momento dell’intervento di Anastasìa in sala Etruschi alla Pisana.