“Innanzitutto, il pensiero va al comandante della Polizia penitenziaria, costretto al ricovero in pronto soccorso, agli altri feriti, al personale e ai detenuti incolpevoli, che indirettamente subiranno le conseguenze di quanto successo”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, alla notizia dei disordini che si sono registrati nella tarda mattinata di giovedì 14 novembre nel carcere romano di Regina Coeli. Secondo fonti sindacali della Polizia penitenziaria, le tensioni avrebbero interessato la prima, la seconda e la terza sezione, dove diversi detenuti avrebbero cercato di venire allo scontro fisico fra loro tentando pure di impedire l’intervento della Polizia penitenziaria con il lancio di oggetti e liquidi. Lo stesso comandante del reparto è stato condotto al pronto soccorso. I disordini sono rientrati nel giro di qualche ora.
“Purtroppo – ha proseguito Anastasìa -, non è il primo e temiamo che non sarà l’ultimo dei momenti di tensione a Regina Coeli e nelle carceri del Lazio. Gli istituti penitenziari sono ormai ingovernabili. A Regina Coeli ci sono 1.120 detenuti, gli stessi che c’erano prima della chiusura per ristrutturazione della VIII sezione: siamo al doppio dei detenuti sulla capienza disponibile – ha sottolineato il Garante -, con la metà del personale di polizia sull’organico. Così non si può andare avanti. Serve urgentemente un provvedimento deflattivo della popolazione detenuta, che faccia uscire dal carcere i condannati che debbono scontare 1-2 anni di pena. Nel frattempo che Governo e Parlamento si decidano ad assumersi le proprie responsabilità, sarà bene sospendere gli ingressi negli istituti più congestionati, come Regina Coeli”. Sull’argomento, Anastasìa è stato intervistato dal Tgr Lazio.