In base agli ultimi dati, un terzo degli oltre 64.000 detenuti nelle carceri italiane è composto da cittadini stranieri. L’incidenza della popolazione straniera nelle carceri è cresciuta di pari passo con l’aumento dei migranti nel nostro Paese; se nel 1991 i detenuti stranieri erano il 15,1 per cento, alla fine del novembre 2013 la percentuale era salita al 35 per cento.
I dati sono stati diffusi dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni in occasione della Giornata internazionale del Migrante. «Credo – ha detto il Garante – abbia un senso parlare di carcere e immigrazione proprio oggi, in occasione della Giornata Internazionale del Migrante perché sono convinto che la multirazzialità sia una risorsa, non un ostacolo per questo nostro Paese».Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Caritas quest’anno in Italia ci sono circa mezzo milione di stranieri irregolari. «Sono Persone che vivono nell’ombra – ha aggiunto Marroni – e che possono più facilmente essere reclutati dalla criminalità. L’irregolarità amministrativa e le difficoltà di accesso al lavoro comportano, inevitabilmente, la creazione di situazioni di disagio sociale e, di conseguenza, una maggiore propensione a commettere reati». Le recenti rilevazioni ISTAT fotografano la realtà di un Paese sempre più interculturale, con oltre 4.5 milioni di stranieri registrati, a fronte di politiche legislative inadeguate a sostenere un fenomeno così dirompente che investe l’E uropa e che avrebbe bisogno, invece, di politiche più ispirate all’accoglienza, all’accesso ai servizi e all’integrazione rispetto all’attuale legislazione caratterizzata da un atteggiamento di chiusura delle frontiere, di esaltazione della paura del diverso e di garanzia degli allontanamenti dal territorio.Non desta, quindi, stupore la circostanza che un terzo dei detenuti sia straniero.
Questa realtà è confermata anche nelle 14 carceri del Lazio, dove i detenuti stranieri sono il 37,3 per cento, con punte di oltre il 55 per cento nel carcere di Rieti. Oltre la metà dei detenuti stranieri è delle seguenti nazionalità: albanese (12,4per cento), marocchina (18,7), rumena (16,2) o tunisina (12,0).«La rilevanza della questione immigrazione – ha detto Marroni – è data anche dal suo impatto su temi centrali della giustizia italiana come il sovraffollamento, che nel Lazio ha raggiunto il 46,13 per cento a fronte di una media nazionale del 34,41, e le politiche del trattamento dei detenuti. Circostanze, queste, che hanno fatto sì che le problematiche legate all’i mmigrazione siano divenute una delle priorità dell’Ufficio del Garante non solo nelle carceri ma anche al CIE di Ponte Galeria».Per quanto riguarda, in particolare, le carceri, le difficoltà della gestione quotidiana dei detenuti stranieri sono molteplici e riguardano gli ambiti più disparati: dalle difficili procedure di identificazione alle differenze etniche culturali, da quelle religiose fino all’impossibilità, in alcuni casi, di attivare canali di dialogo con le rappresentanze dei Paesi di origine. In tal senso, il Garante ha promosso, in seno alla Regione Lazio, un intervento a favore delle Associazioni di Mediatori linguistici e culturali il cui lavoro è assai apprezzato dai detenuti stranieri e dalle amministrazioni penitenziarie perché riesce a colmare quel gap conoscitivo dato dalla diversa lingua e cultura. Un discorso a parte merita, infine, l’attività del Garante dei detenuti all’interno del Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Ponte Galeria grazie ad una Convenzione firmata nel 2008 con la Prefettura di Roma. «La nostra attività al CIE di Ponte Galeria – ha detto Marroni – è volta a monitorare le condizioni di vita degli ospiti. Nella nostra ottica carcere e CIE sono due strutture che, pur essendo nate per scopi diversi, hanno finito per svolgere la stessa funzione: ospitare persone limitate della loro libertà personale per periodi prolungati di tempo.
I Centri di identificazione ed espulsione sono divenuti, per effetto della legislazione vigente e con il passare del tempo, dei veri e propri lager ove persone innocenti vedono calpestato il loro diritto alla libertà e dove possono accadere fatti ignobili ed indegni di una società civile come quello avvenuto nel Centro di accoglienza di Lampedusa e riportato in tutta la sua violenta crudezza dalle telecamere del TG2 ».