«E’ legittimo che la notizia di una seconda vittima italiana dal 2010 ad oggi in quel carcere francese possa far nascere, nell’opinione pubblica, dubbi e sospetti. Spetta alle autorità fugare le perplessità e stabilire cosa è accaduto oltre ogni ragionevole dubbio».
E’ quanto dichiara in una nota Angiolo Marroni, Garante dei detenuti del Lazio e vice coordinatore della Conferenza Nazionale dei Garanti italiani, commentando la morte, avvenuta la scorsa settimana, del 29enne Claudio Faraldi nel carcere di Grasse, in Costa Azzurra. Nella stessa prigione nel 2010 morì un altro italiano, Daniele Franceschi. Anche in quel caso di parlò di arresto cardiaco; una circostanza, tuttavia, sempre contestata dai familiari della vittima che hanno ottenuto il prolungamento dell’inchiesta.«Credo – ha aggiunto Marroni – che, nel caso specifico, il governo italiano debba intervenire presso le autorità francesi per chiedere chiarezza su quanto accaduto. Ma al neo ministro Cancellieri chiediamo anche di aprire un confronto per regolamentare le procedure che prevedono, per gli italiani detenuti all’estero, la possibilità di scontare la pena in un carcere italiano, come previsto dalla Convenzione di Strasburgo del 1983. Procedure che, spesso, sono accompagnate da un aggravio di lavoro e di costi per le strutture dei ministeri della Giustizia e degli Esteri.
Accade infatti che, una volta giunte in Italia, queste persone non possano documentare la regolare condotta tenuta nelle carceri straniere e, in questi casi, tocca l’A utorità giudiziaria italiana chiedere informazioni alle autorità dei Paesi dove è stato condannato. Risolvere tale problema comporta una diminuzione dei tempi necessari ad evadere ogni tipo di istanza ed un notevole risparmio, in termini di costi e di lavoro».