Per la prima volta, grazie ad un collegamento tramite skype, un detenuto albanese recluso nel carcere Mine Peza di Tirana si è potuto laureare in Letteratura Italiana, con 110 e lode, all’Università di Roma Tor Vergata.
Il detenuto – Alban Bardhi, fino a tre settimane fa recluso nell’Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso – si era iscritto a Tor Vergata grazie al progetto “Università in Carcere con Teledidattica”, ideato nel 2006 dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni e dall’Università Tor Vergata, in collaborazione con Laziodisu e la direzione del carcere di Rebibbia.
In origine era previsto che Bardhi discutesse la sua tesi di laurea il 9 luglio scorso insieme ad altri tre detenuti/studenti. Pochi giorni prima, però, era stato estradato in Albania. «Da quel momento, ci siamo attivati – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – con la rappresentanza diplomatica italiana in Albania e con le autorità giudiziarie albanesi, per individuare una soluzione che consentisse a questo detenuto di non disperdere il patrimonio che aveva accumulato in anni di studio. Alla fine, la collaborazione istituzionale, in primo luogo con la nostra Ambasciata e con la Direzione Generale delle Carceri della Repubblica di Albania ed il collegamento con Skype attivato dai tecnici di Tor Vergata in sinergia con quelli albanesi, ci ha consentito di far laureare Bardhi».
Il Garante si è recato nelle ultime ore, in Albania quale componente esterno della Commissione di Laurea ed ha assistito il detenuto che ha discusso la propria tesi in collegamento via Internet con il resto della commissione, riunita a Tor Vergata: titolo del lavoro, Michelstaedter, una Magnetar, relatore il prof. Fabio Pierangeli, incentrato sull’analisi dell’opera di Carlo Michelstaedter, scrittore, filosofo e letterato italiano. La Commissione ha premiato il lavoro con il massimo dei voti: 110 con lode.
Il progetto Teledidattica è stato indicato quale buona pratica dal Ministero della Giustizia, che ha previsto che i reclusi di Alta Sicurezza, in tutta Italia, possano essere trasferiti a Rebibbia N.C. se decidono di iscriversi all’Università. Attualmente a Rebibbia gli studenti-detenuti iscritti alle facoltà che aderiscono al progetto “Teleuniversità” (Economia, Giurisprudenza e Lettere e Filosofia) sono circa 40. I detenuti hanno la possibilità di seguire i corsi a distanza: le lezioni vengono registrate e riversate su una rete dedicata. Gli esami sono invece svolti in presenza, grazie ai docenti che si recano direttamente in carcere.
«La laurea – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – è certamente un grande traguardo. In carcere lo studio è strumento di riscatto sociale; un’occasione per dimostrare che è possibile reinserirsi socialmente nel rispetto delle leggi e della Costituzione. E’ per questo che abbiamo investito molto sui percorsi di istruzione all’interno delle carceri, non solo su quelli Universitari, ma anche quelli di alfabetizzazione primaria e di formazione professionale. Sono nel campo della formazione universitaria, come Ufficio del Garante abbiamo creato una rete che coinvolge la Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio, Laziodisu, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, le carceri, il DAP, la Regione e le Università Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza. Grazie a questo modello, oggi sono 113 i detenuti che, nel Lazio, frequentano l’Università. Nel 2005, i detenuti universitari erano solo17».