Nell’ambito del progetto teatrale Fiabe in carcere – Alice e Pinocchio Liberanti vincitore del Bando Officine di Teatro Sociale – Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, l’associazione MAST – Officina delle Arti presenta due importanti appuntamenti: il 6 giugno PINOCCHIO tratto da Le Avventure di Pinocchio di Collodi, per la regia di Francesca Rotolo presso il teatro della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia, vede protagoniste le detenute del laboratorio teatrale della C.C. di Rebibbia Femminile: Annamaria, Claudia, Cristina, Georgeta, Marilù, Vanessa.
Chi è Pinocchio? Un burattino che poi è una marionetta, un bambino, un ragazzo, ma anche una bambina. Pinocchio non ha sesso, Pinocchio lo siamo tutti. Pinocchio è la libertà, è la volontà, il desiderio, l’ingenuità, la prigione, la costrizione, l’errore, la caduta e la risalita. Pinocchio è imprigionato nel suo corpo di legno e desidera la libertà di un “bambino vero”. Si fida delle cattive compagnie e ci rimane fregato. Vive l’ingiustizia del carcere: per aver denunciato il furto delle monete d’oro finisce in prigione nel paese degli Acchiappacitrulli. Ma Pinocchio va avanti, sempre. Le esperienze negative lo fortificano, lo fanno diventare diligente e responsabile. Ha modo di pensare ai propri errori, promette a sé stesso di non sbagliare più ma poi ci ricasca e ci ricasca fino a quando tocca il fondo e lo tocca nel vero senso della parola perché da asino zoppo viene gettato in mare. Solo in quel momento, quando ormai ha perso tutto e ha perso anche se stesso, capisce i valori e la bellezza della vita. Solo in quel momento, nel ventre del pescecane, quando sembra non esserci più via d’uscita, ritrova suo padre e potrà diventare un bambino vero. Ecco, tutte queste risposte hanno risuonato nelle vite delle nostre attrici-detenute e Pinocchio e ogni personaggio delle Avventure ha trovato spazio nei loro corpi e nelle loro voci.
Pinocchio: io vorrei fare un solo mestiere! Quello di mangiare, dormire e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo
Grillo: oh caro Pinocchio, tutti quelli che fanno questo mestiere finiscono quasi sempre o all’ospedale o in prigione
Nella nostra rivisitazione il testo collodiano svela significati nuovi e al tempo stesso offre la possibilità alle attrici in scena e al pubblico che parteciperà alla nostra performance finale di scoprire un nuovo Pinocchio e soprattutto qualcosa di nuovo di se stessi. Pinocchio vive in una dimensione particolare, una cultura antica e nomade così come antica e nomade è la cultura a cui appartengono alcune delle nostre attrici.
La costruzione registica: dall’ideazione scenica, ai costumi, dall’uso di diverse culture musicali e danze all’interpretazione attoriale, tendono a raccontarci un Pinocchio che si allontana dalla sua origine toscana. La musica e il teatro interagiscono compenetrandosi e valorizzandosi reciprocamente.
“Credo nel potere educativo delle fiabe – scrive la regista Francesca Rotolo – con le loro parole semplici costruiscono nuovi immaginari. Nuove parole creano nuovi pensieri e quindi nuove identità. Giocare con le fiabe ci permette di ritornare a giocare con la nostra parte bambina, di prenderci meno sul serio, di ironizzare su noi stessi, la fiaba “smonta” l’adulto che abbiamo creato pieno di schemi e sovrastrutture e ci ricorda di essere semplici. Perché portare in scena una fiaba? Perché il 99% delle detenute sono madri e questo può essere un modo nuovo per condividere con i propri figli la gioia e il divertimento del teatro”.
Il 7 giugno ALICE Nel paese delle meraviglie? scritto da Laura Jacobbi per la regia di Paola Iacobone presso la Casa Circondariale di Cassino. ALICE nel paese delle meraviglie? di Laura Jacobbi e per la regia di Paola Iacobone vede protagonisti i detenuti del laboratorio teatrale della C.C. di Cassino: Sandro Antonuccio, Salvatore Carmicino, Mario Cimmino, Pasquale Cifonelli, Antonio Donniacuo, Cristian Fraioli, Antonio Galimo, Christian Giardini, Mimmo Greco, Ballantine Halilovic, Antonio Macrì, Salvatore Mottola, Alan Molto Pavone, Gerardo Romano, Roberto Sacchetti e la partecipazione di Elisabetta Magnani. La nostra Alice è frutto di un laboratorio sul tempo e lo spazio, sui mondi che ci portiamo dentro in ogni luogo. Il nostro viaggio è partito da Caroll e dalle sue parole: con Angel, un giovanissimo detenuto, nei panni di Alice e Silvio, la voce dei nostri ultimi spettacoli, in quelli del Bianconiglio. Trasferimenti, uscite e terremoti vari hanno però sconvolto il nostro gruppo per ritrovarci a marzo con attori tutti nuovi. A tenere le fila il nostro narratore Pasquale, ormai attore navigato da 5 anni di spettacoli insieme, ma anche Elisabetta, quella assistente che piano piano si è trasformata in Alice, la nostra Alice. Abbiamo così ripreso l’adattamento della Jacobbi, giocato con animali parlanti, cantato, riso e sudato. Abbiamo trovato il nostro paese delle meraviglie in quella saletta al primo piano tra detenuti che ci offrono un caffè ed altri che ci osservano divertiti. Saremo in scena a pezzi, con frammenti di quello che è stato il nostro viaggio, per dare la possibilità anche al pubblico (di famigliari, detenuti, agenti, studenti) di “poter credere ancora che tutto è possibile, immaginare di saltare su una mattonella al centro della stanza e ritrovarsi nel cuore della terra. Spaventarsi per un’ombra disegnata sul muro e ridere quando cade la neve… Perché sarebbe bello essere così adulti ed eternamente bambini, capaci di giocare, emozionarsi, sovvertire gli schemi, perché non c’è nessuno schema, solo lo stupore e la curiosità”.
Fiabe in Carcere—Alice e Pinocchio Liberanti si presenta come il naturale sviluppo di Liber Liberanti progetto vincitore del Bando Io Leggo 1°ed, inserito nel vol. LazioCreativ02016, ha ricevuto una lettera di merito dal Presidente della Repubblica Mattarella. Tra gli obiettivi del Progetto: alfabetizzare e avvicinare alla lettura la popolazione carceraria e favorire la creazione e lo sviluppo di momenti di condivisione tra detenuto-genitore e figli. Il presente progetto Fiabe in Carcere — Alice e Pinocchio Liberanti giunto alla seconda annualità mantiene gli stessi obiettivi e si amplia e sviluppa verso la volontà di avvicinare i partecipanti al teatro d’animazione attraverso l’analisi di due capolavori della letteratura per ragazzi: Alice nel paese delle meraviglie di L. Caroll che sarà rivolto alle detenute della C.C. di Rebibbia e Le avventure di Pinocchio di C. Collodi rivolto ai detenuti della C.C. di Cassino. Il nome del progetto mantiene il termine “liberanti” inteso come participio passato del verbo liberare e quindi considerando Alice e Pinocchio come due testi che hanno la capacità di “liberare” la fantasia, di condurre in luoghi sognanti e immaginari. Ma “liberanti” può essere anche l’aggettivo che indica, nel contesto penitenziario, quei detenuti/e che stanno per essere scarcerati e dunque, se adattate al contesto, le storie di Alice e di Pinocchio che tutti noi conosciamo acquisteranno nuovo valore e significato. Questi protagonisti, portatori di numerosi significati educativi e pedagogici diventeranno lo specchio attraverso cui madri-detenute e padri-detenuti potranno guardare se stessi e raccontarsi attraverso le parole e le avventure di questi personaggi.
Nell’ambito del progetto teatrale Fiabe in carcere – Alice e Pinocchio Liberanti vincitore del Bando Officine di Teatro Sociale – Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, l’associazione MAST – Officina delle Arti presenta due importanti appuntamenti: il 6 giugno PINOCCHIO tratto da Le Avventure di Pinocchio di Collodi, per la regia di Francesca Rotolo presso il teatro della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. , vede protagoniste le detenute del laboratorio teatrale della C.C. di Rebibbia Femminile: Annamaria, Claudia, Cristina, Georgeta, Marilù, Vanessa.
Chi è Pinocchio? Un burattino che poi è una marionetta, un bambino, un ragazzo, ma anche una bambina. Pinocchio non ha sesso, Pinocchio lo siamo tutti. Pinocchio è la libertà, è la volontà, il desiderio, l’ingenuità, la prigione, la costrizione, l’errore, la caduta e la risalita. Pinocchio è imprigionato nel suo corpo di legno e desidera la libertà di un “bambino vero”. Si fida delle cattive compagnie e ci rimane fregato. Vive l’ingiustizia del carcere: per aver denunciato il furto delle monete d’oro finisce in prigione nel paese degli Acchiappacitrulli. Ma Pinocchio va avanti, sempre. Le esperienze negative lo fortificano, lo fanno diventare diligente e responsabile. Ha modo di pensare ai propri errori, promette a sé stesso di non sbagliare più ma poi ci ricasca e ci ricasca fino a quando tocca il fondo e lo tocca nel vero senso della parola perché da asino zoppo viene gettato in mare. Solo in quel momento, quando ormai ha perso tutto e ha perso anche se stesso, capisce i valori e la bellezza della vita. Solo in quel momento, nel ventre del pescecane, quando sembra non esserci più via d’uscita, ritrova suo padre e potrà diventare un bambino vero. Ecco, tutte queste risposte hanno risuonato nelle vite delle nostre attrici-detenute e Pinocchio e ogni personaggio delle Avventure ha trovato spazio nei loro corpi e nelle loro voci.
Pinocchio: io vorrei fare un solo mestiere! Quello di mangiare, dormire e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo
Grillo: oh caro Pinocchio, tutti quelli che fanno questo mestiere finiscono quasi sempre o all’ospedale o in prigione
Nella nostra rivisitazione il testo collodiano svela significati nuovi e al tempo stesso offre la possibilità alle attrici in scena e al pubblico che parteciperà alla nostra performance finale di scoprire un nuovo Pinocchio e soprattutto qualcosa di nuovo di se stessi. Pinocchio vive in una dimensione particolare, una cultura antica e nomade così come antica e nomade è la cultura a cui appartengono alcune delle nostre attrici.
La costruzione registica: dall’ideazione scenica, ai costumi, dall’uso di diverse culture musicali e danze all’interpretazione attoriale, tendono a raccontarci un Pinocchio che si allontana dalla sua origine toscana. La musica e il teatro interagiscono compenetrandosi e valorizzandosi reciprocamente.
“Credo nel potere educativo delle fiabe – scrive la regista Francesca Rotolo – con le loro parole semplici costruiscono nuovi immaginari. Nuove parole creano nuovi pensieri e quindi nuove identità. Giocare con le fiabe ci permette di ritornare a giocare con la nostra parte bambina, di prenderci meno sul serio, di ironizzare su noi stessi, la fiaba “smonta” l’adulto che abbiamo creato pieno di schemi e sovrastrutture e ci ricorda di essere semplici. Perché portare in scena una fiaba? Perché il 99% delle detenute sono madri e questo può essere un modo nuovo per condividere con i propri figli la gioia e il divertimento del teatro”.
Il 7 giugno ALICE Nel paese delle meraviglie? scritto da Laura Jacobbi per la regia di Paola Iacobone presso la Casa Circondariale di Cassino. ALICE nel paese delle meraviglie? di Laura Jacobbi e per la regia di Paola Iacobone vede protagonisti i detenuti del laboratorio teatrale della C.C. di Cassino: Sandro Antonuccio, Salvatore Carmicino, Mario Cimmino, Pasquale Cifonelli, Antonio Donniacuo, Cristian Fraioli, Antonio Galimo, Christian Giardini, Mimmo Greco, Ballantine Halilovic, Antonio Macrì, Salvatore Mottola, Alan Molto Pavone, Gerardo Romano, Roberto Sacchetti e la partecipazione di Elisabetta Magnani
La nostra Alice è frutto di un laboratorio sul tempo e lo spazio, sui mondi che ci portiamo dentro in ogni luogo. Il nostro viaggio è partito da Caroll e dalle sue parole: con Angel, un giovanissimo detenuto, nei panni di Alice e Silvio, la voce dei nostri ultimi spettacoli, in quelli del Bianconiglio. Trasferimenti, uscite e terremoti vari hanno però sconvolto il nostro gruppo per ritrovarci a marzo con attori tutti nuovi. A tenere le fila il nostro narratore Pasquale, ormai attore navigato da 5 anni di spettacoli insieme, ma anche Elisabetta, quella assistente che piano piano si è trasformata in Alice, la nostra Alice. Abbiamo così ripreso l’adattamento della Jacobbi, giocato con animali parlanti, cantato, riso e sudato. Abbiamo trovato il nostro paese delle meraviglie in quella saletta al primo piano tra detenuti che ci offrono un caffè ed altri che ci osservano divertiti. Saremo in scena a pezzi, con frammenti di quello che è stato il nostro viaggio, per dare la possibilità anche al pubblico (di famigliari, detenuti, agenti, studenti) di “poter credere ancora che tutto è possibile, immaginare di saltare su una mattonella al centro della stanza e ritrovarsi nel cuore della terra. Spaventarsi per un’ombra disegnata sul muro e ridere quando cade la neve… Perché sarebbe bello essere così adulti ed eternamente bambini, capaci di giocare, emozionarsi, sovvertire gli schemi, perché non c’è nessuno schema, solo lo stupore e la curiosità”.
Fiabe in Carcere—Alice e Pinocchio Liberanti si presenta come il naturale sviluppo di Liber Liberanti progetto vincitore del Bando Io Leggo 1°ed, inserito nel vol. LazioCreativ02016, ha ricevuto una lettera di merito dal Presidente della Repubblica Mattarella. Tra gli obiettivi del Progetto: alfabetizzare e avvicinare alla lettura la popolazione carceraria e favorire la creazione e lo sviluppo di momenti di condivisione tra detenuto-genitore e figli. Il presente progetto Fiabe in Carcere — Alice e Pinocchio Liberanti giunto alla seconda annualità mantiene gli stessi obiettivi e si amplia e sviluppa verso la volontà di avvicinare i partecipanti al teatro d’animazione attraverso l’analisi di due capolavori della letteratura per ragazzi: Alice nel paese delle meraviglie di L. Caroll che sarà rivolto alle detenute della C.C. di Rebibbia e Le avventure di Pinocchio di C. Collodi rivolto ai detenuti della C.C. di Cassino. Il nome del progetto mantiene il termine “liberanti” inteso come participio passato del verbo liberare e quindi considerando Alice e Pinocchio come due testi che hanno la capacità di “liberare” la fantasia, di condurre in luoghi sognanti e immaginari. Ma “liberanti” può essere anche l’aggettivo che indica, nel contesto penitenziario, quei detenuti/e che stanno per essere scarcerati e dunque, se adattate al contesto, le storie di Alice e di Pinocchio che tutti noi conosciamo acquisteranno nuovo valore e significato. Questi protagonisti, portatori di numerosi significati educativi e pedagogici diventeranno lo specchio attraverso cui madri-detenute e padri-detenuti potranno guardare se stessi e raccontarsi attraverso le parole e le avventure di questi personaggi.