Rebibbia femminile: pronta la casa dell’affettività. La struttura verrà destinata ai colloqui fra le detenute e i propri congiunti.
Un prefabbricato in legno nella Casa Circondariale Femminile di Rebibbia realizzato con l’aiuto di detenuti addetti alla falegnameria del carcere Mammagialla di Viterbo. Si tratta del M.A.MA, Modulo per l’Affettività e la Maternità, a disposizione delle donne detenute a Rebibbia: una struttura in cui svolgere colloqui con i propri congiunti per il sostegno della genitorialità e della familiarità. È uno dei quattro progetti presentati da Renzo Piano al Senato, assieme a quelli di Padova, Milano e Siracusa, inseriti nell’iniziativa “G124 anno 2019”, con l’obiettivo di approfondire i problemi delle periferie e migliorarne la vivibilità.
La Casa dell’Affettività di Rebibbia è stata disegnata da tre giovani architetti, Attilio Mazzetto, Martina Passeri e Tommaso Marenaci, vincitori di una borsa di studio messa a disposizione da Renzo Piano, diretti dalla professoressa Pisana Posocco, Dipartimento di Architettura e Progetto dell’Università la Sapienza, sotto la supervisione dello stesso Renzo Piano. Grazie alla collaborazione interistituzionale e al concreto supporto del Dap, Dipartimento di Amministrazione penitenziaria e in particolare con l’aiuto dell’architetto Ettore Barletta, ufficio tecnico, con il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria del Lazio, Abruzzo e Molise e con il contributo economico di privati, le parti del modulo sono state realizzate nella falegnameria della casa circondariale di Viterbo da un gruppo di detenuti addetti alla lavorazione, coordinati dal direttore tecnico convenzionato con l’istituto.
Alcuni detenuti, trasferiti temporaneamente a Rebibbia, hanno realizzato la messa in opera del modulo con l’aiuto anche di alcune detenute di Rebibbia. Gli ultimi interventi di montaggio sono stati effettuati lo scorso 27 novembre alla presenza di Renzo Piano.
La Casa dell’Affettività vuole essere un luogo di incontro tra detenute e famiglie che non sia quello anonimo e sorvegliato dei colloqui tradizionali, uno spazio che ricrei la dimensione domestica e che ricostituisca momentaneamente il nucleo familiare.