“Gli operatori socio-sanitari messi a disposizione dei servizi sanitari penitenziari da parte della Protezione civile, per far fronte all’emergenza Covid, hanno risposto a un urgenza di personale e di mansioni, dal pre-triage dei nuovi ingressi al supporto del lavoro di infermeria, e hanno fatto emergere un bisogno, di ampliamento e di differenziazione delle figure professionali impegnate nei servizi sanitari penitenziari”. E’ quanto ha dichiarato il Garante del Lazio, Anastasìa, dopo aver appreso che In ragione del prolungarsi dell’emergenza Covid fino al 31 gennaio 2021, il Dipartimento della protezione civile ha stabilito di consentire alle regioni di avvalersi ancora degli operatori socio-sanitari di supporto ai servizi sanitari in carcere e nelle Rsa. Il capo del Dipartimento, Angelo Borrelli, in una missiva del 14 ottobre scorso, ha comunicato ai soggetti attuatori regionali che potranno continuare a utilizzare gli operatori socio-sanitari attualmente in servizio, “qualora ne ritengano ancora attuale la necessità e comunque non oltre la predetta scadenza”.
“Siamo quindi molto contenti – ha proseguito Anastasìa – della decisione della Protezione civile di prorogarne il loro impiego fino al termine dell’emergenza e speriamo che questa esperienza spinga le Regioni e le Asl a investire di più nei servizi sanitari penitenziari, non solo incentivando e stabilizzando il personale già assegnato (medici e infermieri), ma arricchendolo di altre professionalità, come gli OSS e il personale amministrativo necessario alla gestione di uffici complessi nel raccordo tra prestazioni interne ed esterne al carcere, di base, diagnostiche e specialistiche”.