Secondo il Garante Anastasìa, i progetti di lavoro di pubblica utilità devono essere circoscritti a interventi straordinari non coperti da ordinari stanziamenti di pubbliche amministrazioni
Sulle pagine del Fatto quotidiano di oggi, il professor Nando Dalla Chiesa si esercita ancora una volta maldestramente sui Garanti delle persone private della libertà, sui loro compiti e sulle loro azioni. In passato era toccato al Garante nazionale, ora tocca al sottoscritto essere chiamato in causa per fatti di cui l’opinionista non ha né scienza né esperienza. Questa volta, oggetto dello scandalo è una nota con cui chi scrive ha espresso la propria opinione su un Protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità sottoscritto dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria con l’Azienda di Edilizia residenziale pubblica di Roma e la Regione Lazio.
Siccome il professor Dalla Chiesa non spiega nulla di ciò che critica, limitandosi a scrivere, forse per sentito dire, che mi sarei rifiutato di accettare che i detenuti possano essere impiegati in lavori di pubblica utilità, per completezza di informazione rendo pubblica la missiva incriminata, da cui si evince non solo che non sono contrario a quell’impiego dei detenuti, anche a titolo gratuito, quando esso sia effettivamente volontario e circoscritto nel tempo e nelle cause (come definito originariamente dal legislatore), ma vorrei anzi che gli enti pubblici e le aziende da essi dipendenti facessero di più, facilitando percorsi di inserimento lavorativo retribuito alle condizioni di vantaggio economico e fiscale garantite dalla legislazione in materia di lavoro penitenziario. Chi avrà tempo e voglia di leggere l’allegato capirà le mie ragioni e, spero, le condividerà.
In ultimo, vale la pena di rimarcare che tra le cose che il professor Dalla Chiesa non sa c’è anche il seguito di quella lettera: una riunione con il Segretario generale della Regione Lazio, il Presidente dell’Ater Roma e il delegato Dap ai lavori di pubblica utilità in cui si è convenuto di verificare la possibilità di “rinforzare” il protocollo con percorsi di tirocinio e di inserimento lavorativo nelle forme previste dalla ordinaria legislazione nazionale e regionale in materia. Segno evidente che l’operato del Garante non è indirizzato a non far fare, ma a fare meglio, nell’esclusivo interesse dei detenuti e delle altre persone private della libertà.
Stefano Anastasìa, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio
Allegato: Protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità