“E’ uno stillicidio, il continuo accendersi di focolai di Covid-19 all’interno degli istituti di pena. A Rebibbia Nuovo complesso, dopo quello manifestatosi al G12, ora è la volta del G11, dove sono emersi 14 positivi nello screening che la Asl sta svolgendo progressivamente nei diversi reparti”. Lo riferisce Stefano Anastasìa, Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà e Garante regionale di Lazio e Umbria.
“Questa cosa – prosegue Anastasìa – non avrà fine se non quando si provvederà a vaccinare l’intera comunità penitenziaria, dai poliziotti che operano quotidianamente nelle sezioni ai detenuti che ci vivono. Francamente, appare ogni giorno più imbarazzante il silenzio del ministro della Salute e del Commissario Covid di fronte ai ripetuti appelli alla revisione delle priorità vaccinali arrivati da autorevoli personalità come la senatrice a vita Liliana Segre e da istituzioni come il Garante nazionale e, da ultimo, ieri, il Consiglio regionale del Lazio, che si è espresso con un voto a larga maggioranza”.
“Non può esservi valutazione tecnico-scientifica che giustifichi il rinvio a luglio delle vaccinazioni per i detenuti. Vogliamo sperare che il ministro della Giustizia Bonafede, in qualità di responsabile politico dell’Amministrazione penitenziaria e quindi della tutela della salute e della integrità fisica dei detenuti e degli operatori penitenziari, richiami i colleghi di governo alle loro specifiche responsabilità. Intanto – conclude Anastasìa – a partire da questi giorni, i Garanti territoriali delle persone private della libertà si assicureranno che i detenuti abbiano accesso ai vaccini almeno come tutti i cittadini, secondo l’ordine di priorità anagrafico e di vulnerabilità sanitaria deliberato dal piano vaccinale, e dunque subito gli ultraottantenni e da marzo gli ultrasessantenni e le persone con gravi patologie”.