Antigone presenta il diciottesimo rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia

Frutto di cento visite, "Il carcere visto da dentro" è l'ultima fotografia dell'associazione
Antigone, personaggio della tragedia greca, murata viva in una grotta, per ordine del re di Tebe, Creonte. Nella rappresentazione del pittore di Dolone: "Antigone di fronte a Creonte" (è la donna tra le due guardie armate di lancia).

Negli istituti penitenziari italiani in media c’è un agente ogni 1,6 detenuti. È quanto si legge nel diciottesimo Rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, “Il carcere visto da dentro”, presentato oggi a Roma alla presenza del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi, della Capo dipartimento giustizia minorile e di comunità, Gemma Tuccillo, del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e del presidente della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, Marco Ruotolo. L’ultima edizione delle statistiche penali annuali del Consiglio d’Europa conferma quanto osservato da Antigone: nell’Unione europea hanno più personale di polizia dell’Italia solo le carceri dell’Irlanda, mentre ne hanno quanto noi la Svezia e i Paesi Bassi. Tutti gli altri ne hanno meno. “Da questo punto di vista – si legge a tale proposito – l’Italia è un caso quasi unico: abbiamo più agenti di polizia penitenziaria degli altri sia in rapporto ai detenuti, sia in rapporto al resto del personale. Parlare di carenza di personale di polizia penitenziaria con questi numeri appare a questo punto davvero complicato”.

Il diciottesimo rapporto di Antigone è il frutto di cento visite. “La pandemia ci ha mostrato tutti i limiti di un mondo penitenziario bloccato e in ritardo su tante questioni”, ha sottolineato il presidente dell’associazione, Patrizio Gonnella. “I tassi di recidiva ci raccontano di un modello che non funziona e ha bisogno di importanti interventi, aprendosi al mondo esterno, puntando sulle attività lavorative, scolastiche, ricreative e abbandonando la sua impronta securitaria”.

Nel rapporto dell’associazione si evidenzia come in media vi sia una percentuale pari a 2,37 reati per detenuto. Al 31 dicembre 2008 il numero di reati per detenuto era più basso di 1,97. Dunque, diminuiscono i reati in generale, diminuiscono i detenuti in termini assoluti ma aumenta il numero medio di reati per persona. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato in precedenza cinque o più volte.

Al 31 dicembre 2021 ben 19.478 detenuti (poco meno del 40% del totale dei reclusi), dovevano scontare una pena residua pari o inferiore a tre anni. Una gran parte di loro potrebbe usufruire di misure alternative. Un aumento di queste ultime permetterebbe di porre rimedio anche al cronico sovraffollamento delle carceri italiane. “Si sta creando un doppio binario tra chi va in carcere e non ne esce e chi accede a misure alternative”, ha sottolineato il Garante Anastasìa durante il suo intervento. “Faccio quindi un appello alla magistratura di sorveglianza che deve fare uno sforzo maggiore, perché ogni pena che finisce in carcere è una sconfitta dello Stato”, ha detto Anastasìa.

“La mia più grande ambizione in questa sfida professionale è far dialogare operatori e persone che a volte parlano linguaggi diversi, costruire delle reti stabili, anche con il mondo delle associazioni, per mettere insieme approcci differenti e arrivare a una sintesi su questioni di straordinaria complessità”, ha dichiarato il capo del Dap, Renoldi. “Parlerò poco e ascolterò”, ha aggiunto Renoldi, sottolineando “l’impegno a creare occasioni per mettere allo stesso tavolo realtà diverse”.

Numeri di nuovo in crescita

Il tasso di affollamento è attualmente del 107%, contando i posti ufficiali conteggiati dal ministero. Tuttavia, se si considerano i posti realmente disponibili, a fronte di reparti e sezioni chiuse o celle inagibili, il tasso supera il 115%. Un dato su cui pesano sempre meno gli stranieri che al 31 marzo 2022 sono il 31,3% sul totale della popolazione detenuta, con un calo del 5,8% rispetto al 2011. Il loro tasso di detenzione (calcolato nel rapporto tra popolazione straniera residente in Italia e stranieri presenti nelle carceri) ha visto una decisiva diminuzione, passando dallo 0,71% del 2008 allo 0,33% del 2021.

Insomma, è tornato a crescere il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane, dopo essere drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia: si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021 e, a fine marzo 2022, i detenuti nelle nostre carceri erano 54.609, con un tasso di affollamento ufficiale medio del 107,4% (ma quello reale – rileva l’associazione – è certamente piu’ alto). Sono 1.810 gli ergastolani detenuti nelle carceri italiane, di cui 119 stranieri. Nel 2012 erano 1.581, nel 2002 erano 990, nel 1992 erano 408: sono aumentati di 1.402 unità in trent’anni. Sono 749 i detenuti sottoposti al regime di 41-bis (erano 680 nel 2010). Sono invece 9.212 quelli in Alta sicurezza, che si suddividono fra appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso per i quali è venuta meno l’applicazione del 41-bis (AS1), detenuti per reati di terrorismo anche internazionale (AS2), ed esponenti legati alla criminalità mafiosa e alle organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti (AS3). Il gruppo largamente più cospicuo è l’Alta sicurezza 3, che comprende oltre novemila detenuti (8.796 uomini e 218 donne) suddivisi in 55 istituti penitenziari dislocati sull’intera penisola. Sono 82 (di cui 8 donne) nel circuito di Alta Sicurezza 2, 43 (2 donne) accusate o condannate per terrorismo internazionale di matrice islamica (erano 84 nel 2020) e 25 persone (sei donne) per terrorismo interno o nazionale. Sono rimaste soltanto due (a Rossano e Sassari) sezioni maschili destinate all’AS2, mentre a Roma Rebibbia vi è l’unica sezione femminile. Sono 21 i suicidi avvenuti in carcere in questi primi mesi del 2022. Lo rileva l’associazione Antigone, citando dati aggiornati al 23 aprile scorso.

Suicidi e atti di autolesionismo

Nel 2021 il numero di suicidi in carcere, secondo i dati pubblicati dal Dap, è stato pari a 57. Nel 2020 – si legge ancora nel rapporto – il tasso di suicidi era pari a 11,4, superiore alla media europea annuale attestatasi a 7,2 casi ogni 10mila persone detenute. Il Paese con il tasso più alto è la Francia (27,9), seguita da Lettonia (19,7), Portogallo (18,4) e Lussemburgo (18). Importante notare – osserva Antigone – come l’Italia sia tra i Paesi europei con il piu’ alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta, mentre è tra i Paesi con i tassi di suicidio più bassi nella popolazione libera.

Negli ultimi cinque anni, inoltre, si osserva una costante crescita di atti di autolesionismo nei penitenziari, che nel 2020 è arrivata a contare 11.315 episodi. Dalle informazioni raccolte tramite le visite effettuate da Antigone nel corso del 2021, emerge una media di 19,9 casi di autolesionismo registrati in un anno ogni 100 persone detenute.

Donne e bambini in carcere

Delle 2.276 donne detenute, 576 sono ospitate all’interno delle quattro carceri esclusivamente femminili presenti sul territorio italiano. Esattamente un quarto del totale. Nello specifico, nelle due Case Circondariali di Roma Rebibbia e Pozzuoli vi sono rispettivamente 321 e 146 detenute, mentre nelle Case di Reclusione di Venezia e Trani sono 64 e 45′.

Al 31 marzo 2022, erano 19 i bambini di età inferiore ai tre anni che vivevano insieme alle loro 16 madri all’interno di un istituto penitenziario. Di questi, il gruppo più consistente è composto da 8 bambini ospitati nell’Istituto a custodia attenuata per madri detenute di Lauro, unico Icam autonomo e non dipendente da un istituto penitenziari. A questo – si evidenzia – segue un gruppo di 4 bambini all’interno della sezione nido della Casa circondariale di Rebibbia Femminile.
Ospitano poi due bambini ognuno gli Icam interni alla Casa circondariale di Milano San Vittore e di Torino e la Casa circondariale di Benevento. Un solo bambino si trova invece all’interno dell’Icam della Casa di reclusione femminile di Venezia. A
fine 2021 i bambini in carcere erano 18, il numero più basso registrato negli ultimi decenni.
Dopo i picchi raggiunti nei primi anni 2000, quando si sono arrivati a contare anche più di 70 bambini in carcere – conclude il rapporto -, negli ultimi dieci anni i numeri sono complessivamente diminuiti seppur con un andamento piuttosto altalenante.

Trans e omosessuali

Sono 63 le persone trans, tutte donne, attualmente in carcere: cinque sono assegnate a sezioni promiscue, una è in casa di lavoro, due sono in sezione comune femminile, mentre le altre sono in sezioni protette omogenee riservate a categoria transex. Gli istituti che accolgono persone transgender sono in tutto 12, di questi sette prevedono una sezione protetta dedicata, quasi sempre a custodia aperta, mentre solo tre hanno sezioni promiscue. Anche in termini di numerosità, le sezioni più consistenti sono quelle omogenee: 15 detenute a Rebibbia Cinotti, 12 a Como, 10 a Reggio Emilia, otto a Napoli Poggioreale, 5 a Ivrea e Belluno. Si rileva una netta prevalenza di cittadine non italiane: in tutto l’82%, pari a 50 persone”.

Un momento della presentazione del diciottesimo rapporto dell’associazione Antigone sulla detenzione in Italia.

“Posto che l’orientamento sessuale è un aspetto intimo dell’identità degli individui e in quanto tale insondabile in termini di numerosità – si legge nel diciottesimo Rapporto di Antigone – il Dap traccia la categoria omosex basandola sulla necessità di allocazione in condizioni di sicurezza degli omosessuali maschi, visibili o dichiarati. In base a questo criterio, gli omosessuali registrati dall’amministrazione penitenziaria ad oggi sono 64 (solo tre impegnati in attività lavorative, due su progetti interni al carcere e 1 all’esterno): essi sono assegnati a sezioni protette per la stragrande maggioranza, 57 in tutto. Dei restanti, quattro sono in isolamento individuale per ragioni protettive, 2 in sezioni comuni e 1 stazionante in accoglienza’”. Gli istituti che accolgono ‘protetti omosex’ – prosegue il rapporto – ad oggi sono 20: di questi, 15 prevedono l’allocazione di norma in sezioni promiscue, 2 nella sezione per autori di reati che provocano riprovazione sociale, 3 ne hanno una separata omogenea per omosessuali. L’elevato numero di sezioni promiscue e il ricorso all’isolamento protettivo lasciano osservare una prassi in contraddizione con la normativa antidiscriminatoria del 2018, che vorrebbe ormai superata la logica della segregazione protettiva (in isolamento o mista). Di contro però, è importante rilevare che le presenze più numerose si registrano nei tre Istituti con sezioni omogenee: 10 detenuti a Verbania, 16 a Napoli Poggioreale e quattro a Foggia.

Detenuti stranieri

Si è assistito a una crescita di presenze di stranieri residenti in Italia, che al primo gennaio 2021 ha superato quota 5 milioni e centomila persone. Il tasso di detenzione di cittadini non italiani ha visto una decisiva diminuzione, passando dallo 0,71% del 2008 allo 0,33% del 2021. Gli ultimi dati disponibili al 31 marzo 2022 vedono scendere ancora la percentuale di detenuti stranieri presenti sul totale della popolazione ristretta in Italia: il 31,3% dei reclusi infatti non era italiano (17.104 persone su 54.609). Andando ad analizzare lo storico delle presenze di detenuti stranieri negli istituti penitenziari italiani – si osserva nel rapporto -, è possibile vedere come a fronte di un apice nel 2011 con il 36,1% dei detenuti in carcere che aveva una cittadinanza diversa da quella italiana, questa percentuale è andata poi progressivamente e costantemente a diminuire. I detenuti stranieri al 31 marzo 2022 erano in maggioranza definitivi (11.641) – prosegue il rapporto -, mentre gli imputati erano 5.403 e gli internati 60. Tra i non definitivi, 2.902 erano in attesa di primo giudizio, 1.245 appellanti e 1.077 ricorrenti. Se i detenuti in attesa di giudizio rappresentano in totale (quindi italiani e stranieri) il 15,6% della popolazione ristretta, i soli detenuti stranieri in attesa di primo giudizio rappresentano il 17% sul totale dei detenuti stranieri. Questo dato dimostra come generalmente i detenuti stranieri siano maggiormente colpiti dalla misura cautelare del carcere rispetto agli italiani.

Rems

Sono 572 gli internati nelle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), di cui 104 stranieri e 62 donne. Sono solo 300 quelli con misura di sicurezza definitiva e in crescita gli internati sottoposti a misura di sicurezza provvisoria: da 198 nel 2016 agli attuali 247. Manca un preciso monitoraggio nazionale delle persone in lista d’attesa per un posto Rems – si evidenzia -, sulla questione è recentemente intervenuta la Corte costituzionale, salvando l’impianto della riforma degli Opg. Rielaborando i dati del sistema Smop, sono 204 le persone in lista di attesa per entrare in una Rems. Di queste, 49 si trovano in carcere. Ci vorrebbe una presa in carico per tutti, non necessariamente residenziale, da parte delle Asl. Secondo il rapporto di Antigone, i numeri non giustificano l’estensione del sistema Rems che altrimenti diventerebbe di tipo manicomiale.

Stato delle carceri

Sullo stato delle carceri, nel Rapporto si legge che, nel 25% degli istituti visitati, sono state trovate celle in cui non apparivano garantiti tre metri quadri calpestabili per ciascun detenuton molti degli istituti da noi visitati ci sono ancora celle prive di doccia, riscaldamento adeguato e acqua calda. Nel 5% degli istituti visitati ci sono ancora celle in cui il wc non è in un ambiente separato, isolato da una porta, ma in un angolo della cella. Inoltre, sottolinea il rapporto, “nell’85% degli istituti visitati nel 2021 non c’erano spazi dedicati al culto per i detenuti non cattolici. In 57 istituti, il 59%, entravano ministri di culto diversi dal cappellano cattolico, soprattutto testimoni di Geova.

Il Garante Anastasìa sul Tgr Lazio del 28/4/2022 (edizione delle 19,30)