Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, è intervenuto stamane a Regina Coeli alla consegna degli attestati di frequenza del primo corso di Peer supporter (tradotto: “sostenitore tra pari”), figura di riferimento pensata per prevenire situazioni di disagio tra la popolazione detenuta e a ridurre il rischio suicidario.
Ad accogliere il Garante la direttrice dell’istituto penitenziario, Claudia Clementi, e l’organizzatrice del corso, Adele Di Stefano, Responsabile Uosd Salute mentale e dipendenze in ambito penale della Asl Roma 1.
Alla consegna degli attestati ai detenuti che hanno partecipato al corso sono intervenuti anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, il magistrato di sorveglianza Alessandro Giordano, la direttrice della Asl Roma 1, Roberta Volpini, il direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Roma 1, Giuseppe Ducci. Nel corso dell’evento è stato distribuito un manuale operativo ad hoc, frutto del lavoro di gruppo dei primi quindici Peer supporter, selezionati tra più di ottanta candidati, che hanno cercato di definire meglio il proprio ruolo d’aiuto e offrire il proprio contributo ai Peer supporter che saranno formati dopo di loro.
Il corso, condotto dagli psicologi Andrea Astuto, Marzia De Santis, e dalla stessa Di Stefano, è nato dall’esigenza di formare una figura di riferimento per ogni sezione che possa promuovere il benessere, attraverso la relazione, anche segnalando situazioni di preoccupazione, con particolare riferimento alla riduzione dell’aggressività auto ed etero diretta e alle problematiche legate alla salute mentale, alle dipendenze da sostanze e all’adattamento al contesto carcerario o ad altre vulnerabilità.
“Alcuni studi- si legge nel manuale – tra cui quello di Zlodre & Fazel (2012), sottolineano come il relazionarsi con un Peer supporter, contrastando la tendenza all’isolamento e facilitando la richiesta d’aiuto e pertanto l’accessibilità alle cure, sia una delle prime azioni a contrasto dei fenomeni suicidari in carcere”.
La metodologia utilizzata nei sei incontri di formazione è di tipo partecipativo, un approccio che ha permesso l’esercizio e l’ampliamento delle competenze dei detenuti partecipanti. Quattro i focus sui quali si è soffermato il corso: l’accoglienza, gli eventi critici, la vulnerabilità, le dinamiche di gruppo e istituzionali. Per ciascun focus ci si è soffermati sulle funzioni specifiche dei Peer supporter, divise in tre macrocategorie di azione: osservare i segnali di possibile/conclamato disagio; riferire alle figure sanitarie e dell’amministrazione penitenziaria in funzione delle loro competenze; supportare i destinatari con azioni concrete e proprie del Peer supporter, il quale svolge innanzi tutto un ruolo di mediatore e di facilitatore delle comunicazioni che cerca di disinnescare il ciclo della violenza auto e/o etero diretta.