“Siamo grati alla senatrice Liliana Segre, per l’attenzione che ha voluto portare al mondo del carcere e alla necessità di inserire le detenute e i detenuti tra le categorie prioritarie della prossima campagna vaccinale contro il Covid-19”. Così il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasìa, in merito all’interrogazione parlamentare, con la quale la senatrice Segre chiede al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, “se non ritengano urgente la predisposizione di un piano vaccinale per detenuti e personale che lavora nelle carceri”.
“Solo ieri sono stato nel carcere di Terni – prosegue Anastasìa – dove da qualche giorno si è finalmente spento un focolaio che ha interessato 75 detenuti, di cui uno è morto, dopo una lunga degenza in ospedale. Gli stessi dirigenti della polizia penitenziaria mi hanno rappresentato la necessità e l’urgenza della vaccinazione dei detenuti, oltre che – naturalmente – del personale sanitario e di polizia. Le carceri, come le Rsa, sono strutture di vita comunitaria in cui la diffusione del virus può essere particolarmente facile e particolarmente grave, come stiamo vedendo in queste settimane”. Speriamo che il Governo, il Ministro della salute e il Commissario straordinario per l’emergenza Covid vogliano ascoltare e raccogliere l’appello della Senatrice Segre”.
Anastasìa è intervenuto sul tema la scorsa settimana, dopo aver appreso che i detenuti e le detenute non sono elencati tra le categorie prioritarie della campagna vaccinale contro il Covid-19. La Conferenza dei Garanti territoriali è sempre impegnata, per una riduzione del sovraffollamento. “Il carcere – sostengono i Garanti delle persone private della libertà nominati dalle regioni, dalle province e dai comuni italiani – è una realtà in cui il rischio della diffusione del Covid-19 è molto alto: l’inevitabile assembramento di un numero considerevole di persone in uno spazio angusto non permette, infatti, di rispettare le regole minime di distanziamento fisico e di igiene funzionali alla prevenzione del virus. La patologica situazione di sovraffollamento che caratterizza le nostre carceri contribuisce inoltre fatalmente ad accrescere il rischio di diffusione del contagio”.