Anastasìa interviene al convegno palermitano su punizione, riparazione, premio

L'espansione delle previsioni penali sembra rispondere a un approccio populista, che propone il diritto penale come strumento per risolvere qualsiasi tipo di problema sociale
Anastasìa prende la parola nell'aula magna dell'università di Palermo. Alla sua destra Bartolomeo Romano, docente di diritto penale dell'ateneo sicilano.

Il qualità di associato di filosofia del diritto all’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, il Garante Stefano Anastasìa è intervenuto  al seminario “Il diritto penale tra punizione, riparazione, premio” che si è tenuto venerdì 25 ottobre nell’Aula magna del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Palermo.

Dopo i saluti Massimo Midiri, Magnifico rettore dell’Università di Palermo, ha introdotto i lavori della giornata Bartolomeo Romano, ordinario di diritto penale dell’ateneo siciliano. Tra gli altri, sono intervenuti Francesco Palazzo, emerito di diritto penale all’Università di Firenze, Domenico Pulitanò, emerito di diritto penale all’università di Milano Bicocca, Francesco Viganò, giudice della Corte costituzionale, Giovanni Fiandaca, emerito di diritto penale all’ Università di Palermo).

Nel corso del suo intervento, Anastasìa  ha sviluppato una riflessione critica sul ruolo del diritto penale, partendo dalla propria esperienza, coinvolto nella tematica sia attraverso un impegno civile con l’associazione Antigone, di cui è stato tra i fondatori, sia nella sua attività istituzionale come Garante dei detenuti. Anastasìa ha descritto il diritto penale come visto “dal fondo della bottiglia”, ovvero dai margini e dagli aspetti più problematici, mettendo in evidenza come spesso si perdano di vista i limiti e le ragioni fondamentali di questa disciplina.

L’analisi di Anastasìa si inserisce in un contesto storico difficile, in cui l’espansione delle previsioni penali sembra rispondere a un approccio populista, che propone il diritto penale come strumento per risolvere qualsiasi tipo di problema sociale. Anastasìa critica questa tendenza, che vede come una manifestazione della crisi delle democrazie costituzionali e della debolezza delle leadership politiche, incapaci di affrontare problemi complessi attraverso soluzioni più articolate e meno repressive.

Anastasìa ha sottolineato come l’aumento di nuove fattispecie di reato, legate spesso al cosiddetto “populismo penale”, rifletta una risposta autoritativa e disciplinare ai bisogni di sicurezza dei cittadini, invece che un approccio più equilibrato e orientato alla prevenzione e alla rieducazione. Anastasìa ha messo inoltre in evidenza che questa deriva non riguarda solo il diritto penale ma si manifesta anche in altri ambiti della società, come nel sistema scolastico, dove l’accento viene posto sulla disciplina più che sull’educazione.