Carceri nel Lazio: la sanità, la formazione, il lavoro

Il punto in Sala Tevere con autorità ed esponenti del mondo carcerario regionale. Ecco com'è andata.
Il garante Anastasìa durante il suo intervento al convegno sulle carceri del Lazio.

Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, è intervenuto al convegno “Le carceri nel Lazio: sanità, formazione e lavoro”, che si è svolto nella sede della Giunta regionale martedì 26 novembre e che ha visto la partecipazione del presidente Francesco Rocca. A volere il confronto il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Emanuele Cangemi, per fare il punto sul tema della detenzione  negli istituti nel Lazio.  Nel corso del convegno, tra gli altri, sono intervenuti anche il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Giovanni Russo, il Provveditore dell’Amministrazione penitenziaria per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, Giacinto Siciliano, il Commissario straordinario della Asl Roma 1, Giuseppe Quintavalle, la presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma, Marina Finiti.

“Abbiamo organizzato questo evento per un confronto costruttivo tra tutti i protagonisti del mondo delle carceri – ha sottolineato Cangemi – e sono emersi tanti aspetti sui quali è necessario, come condiviso con il presidente Francesco Rocca, andare ad operare fattivamente. Rafforzando il sistema sanitario, migliorando la qualità e la modalità delle cure, aumentando le possibilità di formazione e quindi di prospettive di lavoro future. Tutto questo richiede attenzione ma anche risorse e, in questa direzione, siamo già attivi e continueremo ad esserlo. Intanto è stato fatto un altro passo avanti importante perché questa iniziativa ha messo in luce problemi sui quali si lavorerà in modo adeguato”.

Per il presidente Rocca, “l’aspetto sanitario è una responsabilità della Regione, anche per le persone detenute. Noi pensiamo, infatti, che la sanità debba essere garantita a tutti, compresa la comunità carceraria. Oltre all’istituto di Regina Coeli, stiamo lavorando per realizzare nel 2025 la Casa della salute a Rebibbia. Vogliamo realizzare un modello di sanità per le carceri. Un altro nodo è la formazione, quindi oltre ai corsi per il recupero della persona, serve avere delle ricadute concrete dal punto di vista occupazionale. Quindi, posso farmi portavoce con il mondo delle imprese e del mondo produttivo, affinché ci siano dei percorsi di inclusione e cambiare il paradigma sull’inclusione e il reinserimento”, ha spiegato.

La situazione negli istituti del Lazio

Nelle carceri del Lazio, dopo oltre due anni e mezzo di incremento ininterrotto, il numero di detenuti è leggermente diminuito negli ultimi due mesi, attestandosi, a fine ottobre, a 6.749 persone (130 in meno rispetto alla fine di agosto). Tuttavia, la situazione rimane più critica rispetto alla media nazionale. Il tasso di affollamento regionale, infatti, supera di 15 punti percentuali la media nazionale, con una crescita della popolazione carceraria dall’inizio dell’anno pari al 3,2 per cento. Questi i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) aggiornati al 31 ottobre 2024 e pubblicati sul sito del ministero della Giustizia, illustrati, appunto, in occasione del convegno “Le carceri nel Lazio: sanità, formazione e lavoro”.

Un segnale positivo riguarda la riduzione del numero del numero dei bambini reclusi insieme con le madri, dell’anno, passato da 22 a 15, rispetto al mese precedente. Più in generale, il numero dei detenuti nelle carceri italiane ha raggiunto quota 62.110 con un tasso di affollamento, calcolato sui posti effettivamente disponibili, pari al 132,3 per cento. Solo in due regioni, Sardegna e Valle d’Aosta, il numero di detenuti è inferiore rispetto ai posti disponibili. Al contrario, in 12 regioni il tasso di affollamento supera il 125 per cento. La tendenza di crescita della popolazione carceraria non sembra arrestarsi: alla fine di ottobre si contano circa 1.900 detenuti in più rispetto all’inizio dell’anno, corrispondenti a un aumento percentuale del 3,1 per cento.

A livello nazionale, l’81 per cento delle carceri presenta un numero di detenuti superiore ò posti effettivamente disponibili, con oltre 60 istituti in cui il tasso di affollamento supera il 150 per cento. Nella nostra regione, escludendo due case di reclusione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento per i tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena registrano da oltre due anni e mezzo tassi di affollamento superiori al 100 per cento. In otto strutture su 14, il numero di detenuti supera il 140 per cento dei posti disponibili. Infine, per quanto riguarda la percentuale di detenuti stranieri sul totale del 31,9 per cento in Italia, e del 37,5 per cento nel Lazio. Nella nostra regione tale cifra è aumentata dello 0,7 per cento dall’inizio dell’anno, a fronte di un incremento del 4,8 per cento per i detenuti italiani. Nel Lazio si contano 14 istituti penitenziari per adulti, suddivisi tra case circondariali (dedicate prevalentemente a detenuti in attesa di giudizio) e case di reclusione (per condannati in via definitiva). Particolare attenzione e riservata alle donne detenute, con l’unico istituto esclusivamente femminile a Rebibbia e sezioni femminili a Civitavecchia, Latina e Paliano.

Questi istituti seguono le disposizioni della legge 354/1975 sull’ordinamento penitenziario, orientate al reinserimento sociale e al rispetto della dignità umana, come sancito dall’articolo 27 della Costituzione. Poi c’è l’istituto penale minorile di Casale del Marmo a Roma che accoglie minorenni e giovani fino a 25 anni, offrendo percorsi educativi e riabilitativi.

Infine, il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma, unica struttura nel Lazio, ospita migranti irregolari soggetti a provvedimenti di espulsione, gestito sotto Ia supervisione del ministero dell’Interno.

Un momento del convegno in Sala Tevere.