“Sì, è vero: abbiamo una storia lunga alle spalle, una storia importante, nata da quella sensibilità delle amministrazioni locali che, pur non avendo attribuzioni sulla materia penale, hanno scelto invece di investire, riconoscendo in qualche modo una propria competenza nella privazione della libertà”. Così Stefano Anastasìa, Garante delle persone detenute della Regione Lazio e Portavoce della Conferenza dei garanti territoriali, nel corso dell’evento celebrativo che si è svolto mercoledì 15 novembre nell’Aula Giulio Cesare in Campidoglio ’Tra Storia e Prospettiva Vent’anni di Garante di Roma Capitale e dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale”. Correva l’anno 2003: il Sindaco di Roma nominava il primo Garante delle persone private della libertà. Qualche mese dopo, la Regione Lazio approvava la legge 31/2003, istitutiva della prima autorità Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.
“Si è passati attraverso importanti riconoscimenti da parte del legislatore nazionale – ha ricordato Anastasìa nel corso del suo intervento -, come la possibilità di accesso senza autorizzazione agli istituti penitenziari e poi nelle camere di sicurezza delle forze di polizia e nei centri di permanenza per il rimpatrio degli stranieri trattenuti. Questo riconoscimento istituzionale ha avuto progressiva forza: in seguito, siamo stati riconosciuti come destinatari dei reclami delle persone detenute, con possibilità di intervento diretto a sostegno delle loro motivazioni ed è stata riconosciuta la nostra facoltà di colloquio. Quindi, una storia comune che ci ha messo progressivamente in fronte a sfide nuove con cui confrontarci, compresa quella di ripensare il ruolo e la funzione di garanti territoriali, da quando è stato istituito il garante nazionale (dieci anni dopo l’istituzione dei primi Garanti territoriali a Roma e nel Lazio, ndr).”.
Anastasìa ha sottolineato quanto sia chiara “quella responsabilità repubblicana delineata dalla Costituzione che chiama in causa anche gli enti territoriali”.
“E’ chiaro – ha detto Anastasìa a tale proposito – il ruolo dei garanti territoriali, non solo come garanti di prossimità che arrivano più facilmente sul territorio dove il garante nazionale ha difficoltà a intervenire con la necessaria tempestività, ma che sono soprattutto garanti che possono intervenire su quelle competenze che sono proprie degli enti territoriali, quelle competenze in materia di assistenza sanitaria, in materia di politiche sociali, di politiche abitative e di politiche attive del lavoro, tutto ciò che contribuisce alla finalità rieducativa della pena”.
Oltre ad Anastasìa, all’iniziativa in Campidoglio hanno partecipato il ministro della Giustizia Carlo Nordio; la vicesindaca di Roma Silvia Scozzese; la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli; la Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone, il Garante nazionale, Mauro Palma; il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero; per Anci, Antonio Ragonesi. Nel corso dell’evento, è intervenuto anche Luigi Manconi, primo Garante di Roma Capitale.
Il primato di Roma Capitale
“Roma è stata la prima ad istituire la figura del Garante nel 2003 avviando un percorso virtuoso e anticipando lo sviluppo della normativa nazionale. Per rafforzarne l’autonomia e l’indipendenza, abbiamo modificato il regolamento vigente che prevede che sia eletto dall’Assemblea Capitolina e non più con nomina diretta del Sindaco. Svolge un ruolo imprescindibile di garanzia, di monitoraggio, di stimolo per interventi normativi e concreti e per migliorare le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari e degli altri luoghi di privazione della libertà. L’obiettivo è la dignità della persona e il suo reinserimento che passa da misure e progetti per dare opportunità e una seconda vita a tutti, guardando al loro futuro una volta consumata la pena”, ha affermato la Presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli.
“Roma è stata la prima città, nel solco dell’impegno di Leda Colombini a istituire nel 2003 il primo Garante delle persone detenute. L’invenzione dei garanti territoriali si deve all’intuizione di Luigi Manconi e all’iniziativa del sindaco Walter Veltroni e del consigliere Silvio Di Francia. Garantire i diritti dei detenuti è un tema di grande attenzione nel nostro Paese, perché il sistema carcerario necessita, come notato dal presidente Mattarella, una profonda riforma”, ha affermato la vicesindaca Silvia Scozzese, la quale ha aggiunto che queste figure devono essere valorizzate attraverso la costituzione in seno all’Anci di una consulta dei Garanti, come richiesto dal documento Diritti Comuni approvato lo scorso anno dalla Conferenza dei Garanti territoriali.
“La celebrazione per i vent’anni dei Garanti territoriali è motivo di orgoglio per la città di Roma, prima ad aver istituito questa figura. Questo non può che spronarci a fare sempre meglio, perché moltissimi sono ancora i diritti negati a chi è privato della libertà personale. Investire nella costruzione di una rete cittadina forte in grado di offrire servizi e rispondere alle esigenze delle persone, ma anche lavorare affinché la figura dei Garanti territoriali possa essere sostenuta in seno all’Anci attraverso la costituzione di una Consulta. C’è ancora molto da fare, dopo vent’anni, per espandere e accrescere la cultura dei diritti e delle garanzie, e con questa iniziativa abbiamo voluto manifestare il nostro impegno in questa direzione”, ha dichiarato la Garante di Roma Capitale, Valentina Calderone.