E’ in corso di svolgimento nella Casa circondariale di Civitavecchia il corso di formazione per detenuti, organizzato dalla Asl Roma 4, “Il detenuto peer supporter come coach alla quotidianità: sostegno alla fragilità e veicolo di evoluzione del clima relazionale nel sistema penitenziario”. Relatori sono gli operatori delle aree sanitaria, psicologico-psichiatrica, Serd, trattamentale e della sicurezza. I nove incontri formativi, iniziati il 22 novembre, si svolgono ogni mercoledì e si concluderanno il 31 gennaio 2024, e sono destinati ai detenuti del settore circondariale e del settore reclusione.
Come si legge nel foglio illustrativo dell’iniziativa, il corso è nato nel 2016 per tentare di fornire un approccio concreto e allargato a una problematica sempre più sentita quale è quella dell’adattamento al contesto carcerario per i detenuti particolarmente fragili o che presentino un disagio psichico. In particolare, la prospettiva si focalizza sulla prevenzione del rischio suicidario e dei rischi di aggressività auto od etero diretta. Si tratta di un percorso formativo che intende offrire l’opportunità ai detenuti di diventare un sostegno nella quotidianità per i detenuti fragili attraverso l’acquisizione di competenze semplici e orientate sui concetti base della relazione d’aiuto. Tale figura non deve essere confusa con il ruolo del “piantone”, già esistente nel contesto detentivo, né può essere assimilata al ruolo “badante/OSS/assistente alla persona”.
Chi è e che ruolo svolge il peer supporter
Il peer supporter è una figura di riferimento relazionale, un promotore di benessere e autonomia e favorisce attraverso l’accoglienza, la rassicurazione e il contenimento emotivo l’adattamento dell’individuo fragile. Il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe avere ripercussioni positive anche per coloro che attivamente si adoperano per il “bisognoso del momento” sia in termini di riattribuzione di significato della propria immagine, sia nel rapporto con le istituzioni.
I partecipanti al corso vengono informati rispetto ai momenti e alle situazioni nelle quali la loro presenza potrà essere necessaria. In particolare, si affronteranno il momento dell’ingresso in istituto, il verificarsi di eventi critici, la presenza di detenuti con fasi di particolare fragilità e vulnerabilità. L’ingresso in istituto rappresenta, soprattutto per i soggetti provenienti dalla libertà ed alla prima esperienza detentiva, un momento complesso e delicato. La persona si trova a dover fronteggiare la distanza dagli affetti, lo sconvolgimento della propria routine di vita, la perdita dei propri spazi. Inoltre, nel caso di soggetti con dipendenza da sostanze, possono verificarsi problematiche comportamentali e psicologiche legate alla mancata assunzione; nel caso di disturbi psichiatrici l’ingresso in istituto può rappresentare una rottura ancor più complicata da gestire.
Anche nel caso di soggetti con precedenti esperienze detentive, un arresto, una nuova condanna o un trasferimento possono destabilizzare e rappresentare un fattore di rischio per eventi critici. Gli eventi critici possono verificarsi in qualsiasi fase della permanenza in Istituto e possono riguardare l’individuo o il gruppo. Per eventi critici intendiamo principalmente atti autolesivi ed anticonservativi, atti aggressivi ai danni di operatori od altri detenuti, conflitti interni alle sezioni ma anche più in generale una perdita di controllo comportamentale. I soggetti con particolare fragilità rappresentano un bacino degno di attenzione particolare poiché la condizione detentiva può andare ad accentuare la difficoltà del soggetto predisponendolo a maggior rischio. La fragilità individuale può essere legata a fattori socio[1]ambientali e relazionali, a problematiche mediche, a problematiche psicologiche e psicopatologiche. All’interno di queste macroaree il corso fornisce al peer supporter delle indicazioni e degli strumenti atti a svilupparne le capacità osservative, di supporto e di una prima gestione delle problematiche. Queste sono finalizzate soprattutto a cogliere e intercettare segnali di rischio o disagio nella popolazione detenuta, al fine di poter costituire anche interventi con gli operatori per una presa in carico effettiva della problematica in atto.