Sedici positivi al Covid-19 in sette dei quattordici istituti penitenziari del Lazio. Zero casi nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. E’ questo il dato che emerge dal monitoraggio effettuato dalla struttura a supporto del Garante delle persone private della libertà personale del Lazio, Stefano Anastasìa. Una situazione che appare, in termini statistici, meno critica rispetto all’esterno, ma comunque preoccupante rispetto alla possibilità che si manifestino veri e propri cluster nelle sezioni più affollate.
La popolazione carceraria infatti è tornata ad aumentare: 5.839 detenuti al 31 ottobre, con un tasso di affollamento pari al 112 per cento sulla capienza ufficiale, superiore al tasso medio italiano che è del 106 per cento. Ben più alto il tasso di affollamento calcolato sui posti effettivamente disponibili nelle carceri del Lazio, che è pari al 128 per cento, a causa di lavori di ristrutturazione o indisponibilità di intere sezioni o reparti. Si tratta del valore più alto raggiunto da aprile, dopo che, per le misure emergenziali di prevenzione della diffusione del Covid-19, c’era stato un decongestionamento abbastanza generalizzato, anche se ancora insufficiente a garantire in tutti gli istituti tassi di affollamento inferiori al 100 per cento.
“Anche se i numeri mi spingono a congratularmi con gli operatori sanitari e penitenziari, per l’impegno profuso nella prevenzione della diffusione del virus, si conferma la situazione di estrema precarietà e difficoltà delle condizioni di detenzione nella nostra regione, con ulteriori gravi rischi connessi alla diffusione dei contagi da Covid-19 che in questa seconda ondata ha colpito diversi istituti”. Così il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasìa. “Tuttavia, non posso nascondere la mia preoccupazione per l’affollamento e per quell’unico piccolo cluster di Frosinone”, – prosegue Anastasìa, riferendosi ai casi rilevati nel carcere del capoluogo ciociaro, per il quale annuncia lo screening di tutti i detenuti e di tutto il personale che la Asl farà prossimamente, attraverso un accordo specifico con l’istituto Spallanzani.
“Il problema del sovraffollamento – prosegue Anastasìa – può essere fronteggiato anche con alcuni progetti d’inclusione sociale destinati ai condannati senza fissa dimora e dei posti di accoglienza domiciliare messi a disposizione dai progetti Uiepe e Cassa Ammende, ma diventa estremamente urgente che vengano adottate tutte le possibili misure, per consentire a chi ne ha i requisiti di scontare la pena detentiva al di fuori delle mura carcerarie. I detenuti con residui di pena inferiori a un anno nel Lazio il 30 giugno erano 722, giusto i detenuti in eccedenza rispetto ai posti regolamentari effettivamente disponibili: potrebbero essere scarcerati senza danni – conclude Anastasìa – utilizzando al meglio le misure approvate dal governo nel decreto Ristori e quelle che – speriamo – le Camere vorranno aggiungervi in sede di conversione”.