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Spicca il volo il docufilm “Credo Ancora nelle Favole”, per la regia di Amedeo Staiano, tratto dall’omonimo spettacolo realizzato all’interno del laboratorio di teatroterapia nella Casa di Reclusione di Rebibbia, tanto che, a distanza di un anno dalla conclusione del ciclo di incontri, il VI Municipio di Roma Capitale, tra i primi sostenitori del progetto, promuove una serie di proiezioni del docufilm sull’attività svolta dai detenuti.
Il copione messo in scena è stato interamente autobiografico, frutto del lavoro terapeutico condotto da Irene Cantarella e Sandra Vitolo, psicoterapeute ideatrici del progetto, con dieci detenuti insieme ai loro nuclei familiari.
La prima proiezione riservata ad esponenti del VI Municipio, ai dirigenti scolastici e agli alunni delle scuole superiori di primo e secondo grado, si terrà il giorno 24 febbraio 2025 alle ore 10.30 presso il Teatro Tor Bella Monaca, in via Bruno Cirino, Roma. E’ prevista la partecipazione di magistrati e figure istituzionali del settore Giustizia. Inoltre il VI Municipio mette a disposizione la sala cinema “Antonio Cerone” per diverse giornate, per un ciclo di proiezioni che coinvolgerà gli alunni delle scuole medie e superiori presenti nel territorio, promuovendo uno spazio di confronto e dibattito al fine di diffondere la cultura del rispetto delle norme per la prevenzione della devianza giovanile e contrastare comportamenti di bullismo, di esclusione ed emarginazione.
“Quali rappresentanti del VI Municipio – si legge in una lettera d’invito – che, notoriamente insiste su un territorio urbano socialmente complesso, riteniamo fondamentale diffondere la cultura della prevenzione della devianza e sottolineare che ‘cambiare si può’ se supportati da una società che accoglie anziché respingere. Siamo pertanto fortemente motivati a divulgare il documentario ‘Credo Ancora nelle Favole’ come strumento adatto ad evidenziare quanto l’attività trattamentale e psicologica, svolta in carcere, possano incentivare la revisione critica della condotta, e favorire la ristrutturazione della personalità in modo da creare i giusti presupposti per il reinserimento sociale dei detenuti”.