Decreto carceri, Ciambriello: “Il Parlamento ha perso un’occasione di dare ascolto ai Garanti territoriali”

Via libera al Senato al dl 92, ora all’esame della Camera. Mercoledì 7 agosto incontro con il ministro della Giustizia, Nordio
Samule Ciambriello, Garante della Campania e Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali

“Il Parlamento ha perso un’occasione con il decreto carceri di dare ascolto alle proposte dei Garanti, delle camere penali, dei magistrati e degli operatori del terzo settore. Si è sottratto al confronto, imponendo la fiducia al Senato e la settimana prossima alla Camera. Abbiamo più volte sottolineato, che nell’urgenza di emanare interventi urgenti ed efficaci rispetto al sovraffollamento, al numero allarmante dei suicidi questo decreto si riconferma una scatola vuota per i detenuti e inutile per fronteggiare l’emergenza carceraria”. Così il portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, il Garante campano Samuele Ciambriello, subito dopo l’ok del Senato con voto di fiducia al decreto carceri.

Nelle scorse settimane con una lettera al ministro della Giustizia Carlo Nordio, Ciambriello insieme al Coordinamento nazionale dei garanti territoriali, ha chiesto di essere ricevuto. L’incontro avverrà nella mattinata di mercoledì 7 agosto.

“In quella sede – commenta Ciambriello – andremo con un documento operativo di nostre proposte concrete, una fotografia in bianco e nero molto realista di quello che accade nel carcere. Chiederemo a lui di conoscere come intende affrontare, a partire da questi mesi, l’emergenza carceri, quali disposizioni intenda dare al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per la garanzia in via amministrativa dei diritti e della dignità delle persone detenute. Le nostre proposte come garanti sono in continuità con la memoria del nostro essere autorità indipendente e del nostro vivere dentro una comunità penitenziaria fatta di detenuti e detenenti, e come resistenza all’indifferenza della politica e della società civile. Noi rispetto ai provvedimenti presi proviamo ad insistere interpretando i numeri affinché la politica possa non solo ascoltare, ma per esempio possa rispondere alla mancanza di personale di polizia penitenziaria, di educatori, di mediatori e di psicologi. E, soprattutto, rispondere alla grande questione di come siano ancora in misura detentiva quasi 10.000 persone che devono scontare meno di un anno di carcere, e non hanno reati ostativi! Chiederemo, tra l’altro, una norma per l’aumento dei giorni della liberazione anticipata speciale e un numero chiuso nelle carceri. Ora è allarme anche nelle carceri minorili dove i numeri hanno paurosamente superato i livelli della dignità umana”.

Le misure del decreto carceri

Il decreto legge 92, “Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del ministero della Giustizia”, approvato giovedì scorso dal Senato con il voto di fiducia (104 senatori a favore, 73 contrari e un astenuto), ora è all’esame della Camera. Tra le principali misure: mille agenti penitenziari in più tra il 2025 e il 2026, nuove procedure di riconoscimento della liberazione anticipata, aumento delle telefonate per i detenuti, creazione di un albo delle comunità in cui indirizzare chi è a fine pena. Non è passata la pregiudiziale di costituzionalità, presentata dalle opposizioni, per le quali non c’erano gli estremi per il ricorso alla decretazione di urgenza da parte del governo Meloni, per un decreto legge che non contiene misure immediatamente attuative. No a 235 emendamenti su 235 proposti dalle opposizioni, sono passati due dei nove presentati da Forza Italia: un allargamento delle opportunità per la messa alla prova e la possibilità dei domiciliari per gli over 70.

Il decreto legge si compone di 22 articoli, suddivisi in quattro capi. Per quanto riguarda il sistema carcerario e il personale penitenziario, viene aumentata la dotazione organica degli agenti di polizia penitenziaria e assistenti che passerà da 31.660 unità a 32.660 nei prossimi due anni: un aumento graduale di mille unità: 500 a partire dal 2025 e altre 500 nel 2026.

Il testo interviene sull’esecuzione penale, modificando il procedimento per l’applicazione delle misure alternative alla detenzione e della liberazione anticipata. In base alla nuova formulazione, la pena da espiare, che il pm individua nell’ordine di esecuzione, deve indicare le detrazioni previste, ma non sarà concessa alcuna detrazione in caso di mancata partecipazione all’opera di rieducazione. Rispetto alla previsione iniziale, è ora previsto che il pm dia notizia sia della concessione delle detrazioni sia della eventuale revoca, decisa dal magistrato di sorveglianza a cui il pm trasmette gli atti. I condannati ultrasettantenni potranno ottenere la detenzione domiciliare, se la residua pena da espiare è compresa tra i due e i quattro anni. Analoga disposizione riguarda chi è agli arresti domiciliari per gravissimi problemi di salute.

In merito alle condizioni carcerarie e al trattamento dei detenuti, il decreto carceri rimanda ad un regolamento la definizione di una disciplina per aumentare da quattro a sei il numero di colloqui telefonici mensili, per la durata massima di un’ora, ma consente da subito ai direttori di disporre in deroga alla normativa vigente. Sono esclusi dai programmi di giustizia riparativa i condannati sottoposti al 41-bis, mentre sono semplificate le procedure per accedere alle misure penali di comunità. Il ministero della Giustizia dovrà adottare, entro sei mesi, un regolamento per la formazione e l’aggiornamento di un albo delle strutture residenziali in grado di offrire accoglienza, assistenza e riqualificazione professionale in vista di un reinserimento nel mondo del lavoro, ai soggetti con problemi di dipendenza o disagio psichico che non richiedano trattamenti in strutture specializzate. Tra le altre misure anche la nomina di un commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria.