Fermatevi! Prima che sia troppo tardi, fermatevi e ripensateci. Il disegno di legge di iniziativa governativa sulla sicurezza è nato male, ma può finire peggio. E’ nato, diciamolo esplicitamente, come tributo a un programma elettorale securitario, in cui le forze politiche di destra avevano promesso alle organizzazioni sindacali della polizia tutto quello che loro avrebbero voluto, come un po’ troppo disinvoltamente si tende a fare quando bisogna prender voti.
Prudentemente qualcuno tra il Viminale, via Arenula e Palazzo Chigi avrà suggerito che cose così strampalate, come il reato di disubbidienza nonviolenta agli ordini impartiti in carcere, o la libertà di porto d’armi private e fuori dal servizio per gli appartenenti alle forze di polizia, non potevano diventare legge per decreto, come ormai il Governo è uso fare, essendo ormai invertito il modus fisiologico della produzione legislativa. Qualcuno dotato di senno avrà saggiamente suggerito che la propaganda elettorale si poteva continuare a fare anche per via ordinaria, mettendo in un disegno di legge la fiera delle vanità securitarie e lasciando sui binari privilegiati della decretazione d’urgenza cose più rilevanti nell’agenda politica di governo. Peraltro, questo viaggiare a scartamento ridotto del disegno di legge sulla sicurezza consentiva anche di dare seguito a promesse dal sen fuggite allo stesso Ministro della giustizia quando, impressionato da una duplice morte nel carcere torinese delle Vallette, si era lasciato andare alla promessa di un aumento delle opportunità di colloquio telefonico dei detenuti con i loro congiunti: messo nel disegno di legge (invece che realizzato per regolamento governativo) non sarebbe successo nulla per un bel un po’ (e in effetti c’è voluto quasi un anno e molte decine di altre morti perché un decreto-legge, per altro inutile, autorizzasse i direttori a procedere in deroga alla normativa vigente).
Ma messo lì, sui binari della creatività penalpopulista, il disegno di legge si è arricchito della qualunque, o almeno di qualsiasi cosa non riuscisse ad affermarsi come norma di legge in via d’urgenza. E allora via con la criminalizzazione delle manifestazioni non autorizzate e delle occupazioni degli immobili, per non dire della reformatio in peius del codice penale fascista sul punto della sospensione della pena per le donne incinte o con neonati di età inferiore a un anno e da ultimo della revivescenza della sempreverde castrazione chimica, che son vent’anni che qualcuno vuole imporla per legge, dimostrando di non aver capito nulla della violenza maschile contro le donne, continuando a rubricarla sotto la formula autoassolutoria dell’impulso e della patologia individuale.
Oggi questo accrocco mostruoso è stato approvato dalla Camera e si trasferisce in Senato per la seconda lettura. Non sappiamo se anche al Senato sarà dato libero sfogo alla creatività punitiva dei senatori della maggioranza e dei loro occasionali stakeholders, arricchendo di nuove perle il catalogo delle oscenità illiberali contenute nel disegno di legge, o se – disciplinati a dir sì in seconda lettura – se ne asterranno, sazi della festa della forca compiuta a Montecitorio. Certo il Governo non può non assumersi la responsabilità di quel che c’è scritto in questo disegno di legge e di quel che ne potrà venire dalla sua approvazione.
Io la vedo sempre dal mio fondo di bottiglia, dal carcere, dove finiscono per depositarsi tutte le scorie degli usi e degli abusi del diritto penale. Non sono stati sufficienti il decreto Caivano e le chiusure in carcere (alle licenze speciali per i semiliberi, alle telefonate e ai videocolloqui, delle celle e delle sezioni) per capire che quel che dai ti torna? Se tratti i detenuti come non-persone, neanche meritevoli di un’attenzione istituzionale durante una visita in carcere, ma sempre e solo come animali in gabbia, che più ne fanno e più ne potrebbero fare, da rinchiudere sempre più serratamente, cosa ti aspetti che ne venga?
Dopo un’estate di morti e proteste, in cui intere sezioni sono diventate inagibili, ma i cui detenuti non possono essere spostati perché non c’è più posto (il problema delle prossime settimane a Regina Coeli, per esempio, sarà liberare le aule scolastiche dai letti con cui sono state riempite durante le “vacanze”), dopo un decreto-legge così insignificante da costringere la Presidente del Consiglio a convocare una riunione a Palazzo Chigi il giorno della sua approvazione per capire come gestirne il vuoto pneumatico, dopo l’annuncio del Ministro Nordio di nuove iniziative per affrontare l’emergenza carceri, di cui addirittura avrebbe voluto parlare con il Presidente della Repubblica, dopo tutto questo, che fate, ai detenuti gli dite che da oggi vi beccate nuovi anni di carcere ogni volta che disobbedite agli ordini della polizia? Non vi rendete conto che questa è una vera e propria provocazione e che vi toccherà gestirne le conseguenze, e che soprattutto toccherà a quei poveri poliziotti di sezione, sotto organico e stremati dai doppi e tripli turni, gestirne le conseguenze, carcere per carcere e sezione per sezione? E’ così che volete rappresentarli, i lavoratori della sicurezza? Fermatevi, dunque: avete fatto fare il loro giro di giostra ai propagandisti del penale, ora è il tempo della responsabilità, fermatevi finché siete in tempo.
*Articolo pubblicato su l’Unità di venerdì 20 settembre 2024 con il titolo “Ora che avete giocato con i delitti e le pene, vi prego: fermatevi!”