di Stefano Anastasìa
Dopo un lungo black-out, causato dall’attacco ai nostri servizi informatici del luglio scorso, torna la newsletter settimanale del Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio. Nel frattempo sono successe molte cose, ivi compreso il rinnovo per un altro quinquennio del mio incarico, insieme a quelli dei coadiutori Sandro Compagnoni e Manuel Cartella. Ma, soprattutto, sotto la spinta dello scandalo delle immagini di Santa Maria Capua Vetere, la ministra Cartabia ha dato il necessario impulso alla riforma del carcere, istituendo una Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario affidata all’autorevole guida del professor Marco Ruotolo, da sempre attento studioso e osservatore della sua realtà, oltre che delle sue norme.
C’è da fare tanto e c’è da fare presto, perché il tempo non è molto. Usciamo da un anno e mezzo di clausura e di sofferenza, che in carcere ha pesato più che altrove, e ancora non sappiamo se il graduale ritorno alla normalità delle settimane scorse riuscirà a consolidarsi e se la lezione della pandemia, sul sovraffollamento, sull’integrazione dei servizi sociali e sanitari, sulle tecnologie dell’informazione, sarà appresa e non archiviata con superficialità.
Nelle ultime settimane, abbiamo visto di tutto: lo stillicidio dei suicidi, un parto in carcere e il far west in un altro, fino alla sacrosanta contestazione da parte della Corte dei conti di affidamenti sottocosto della fornitura del vitto in carcere. Sotto la coltre della pandemia tare vecchie e nuove hanno continuato a sopravvivere, per cui non basterà di certo tornare a come si stava prima. Serve veramente uno sforzo di innovazione e speriamo che il Governo riesca a metterlo in opera in tempi rapidi.