Venerdì 3 marzo si è riunita a Roma, a Palazzo Valentini, sede della Città metropolitana, l’assemblea nazionale della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Dopo una breve introduzione del Portavoce della Conferenza, Stefano Anastasìa, i referenti dei gruppi di lavoro costituiti in seno alla Conferenza hanno illustrato l’attività svolta su: lavoro e formazione professionale; questioni di genere; scuola e università; stranieri; vitto e sopravvitto; salute mentale; giustizia riparativa. Si è affrontato anche il tema della giustizia penale minorile.
Dopo l’esame dei report c’è stata una discussione generale, nel corso della quale sono stati discusse numerose problematiche del sistema penitenziario italiano, tra cui l’annoso tema del sovraffollamento. “Abbiamo a che fare con l’ospizio dei poveri – ha detto Anastasìa – con cui ogni giorno ci troviamo a confrontarci, cioè non con un sistema penale ispirato ai principi dell’estrema ratio e della stretta necessità riferita a reati di particolare gravità, ma letteralmente il posto dove vengono ospitati quelli che non hanno altri posti dove essere ospitati”. Le implicazioni del caso Cospito preoccupa la Conferenza dei Garanti.
“Se passasse il principio che la volontà della persona detenuta – ha detto a tale proposito Anastasìa – in quanto persona detenuta non è eguale alla volontà della persona che alberga fuori dagli istituti, questo parere avrebbe effetto a cascata sull’intero sistema penitenziario e sull’intero sistema dei diritti della persona in carcere. C’è stato già un esempio di questa riduzione della capacità nelle decisioni che sono state prese a suo tempo dall’amministrazione in materia di lavoro e di disoccupazione, quando è stato detto che la contribuzione del detenuto lavoratore non vale quanto la contribuzione del cittadino lavoratore. Se passasse un principio che la volontà della persona detenuta non è eguale alla volontà espressa dalla persona libera, temo che potremmo avere ricadute a cascata diciamo perché diventerebbe un principio in qualche modo ordinatore del sistema in cuiai detenuti non viene più riconosciuta quella piena capacità”. Lavoro, previdenza, salute, condizione della donna dietro le sbarre, transgender, migranti, servizi anagrafici: sentiti i referenti dei gruppi di lavoro, la Conferenza ha affrontato questi temi.
Nel corso dei lavori è intervenuto anche il Garante nazionale, Mauro Palma, ed è emersa l’esigenza di costituire nuovi gruppi di lavoro, in materia di sanità in generale, accoglienza e housing sociale. L’assemblea ha poi affrontato il tema dell’organizzazione della Conferenza stessa, e il percorso verso l’assemblea elettiva del 2023 e delle modalità con cui la Conferenza stessa dovrebbe relazionarsi con il Garante nazionale e con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ne sono scaturite due ipotesi di lavoro: verificare la possibilità di giungere a un protocollo d’intesa che regoli i rapporti tra Conferenza e Garante nazionale e di sedersi intorno a un tavolo con il Capo del Dap, per un confronto sui numerosi temi da affrontare.