Sono usciti questa mattina dal CIE di Ponte Galeria gran parte dei marocchini, 10, che avevano preso parte alla protesta choc di Natale, cucendosi le bocche. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Ai dieci usciti questa mattina dal Centro sono stati concessi 7 giorni per lasciare il territorio italiano.
Resta ancora ospite del Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria uno dei protagonisti della protesta di Natale, mentre alcuni altri immigrati che si erano cucita la bocca erano stati rimpatriati lo scorso febbraio. Le persone uscite dal CIE sono rimaste nel Centro oltre due mesi, essendo state trasferite da Lampedusa alla periferia di Roma fra la fine di novembre ed i primi di dicembre dello scorso anno. Si trattava, come ha ricordato il Garante Angiolo Marroni, «non di persone con problemi di giustizia ma di cosiddetti “Lampedusani”, cioè di immigrati arrivati nell’isola siciliana dopo la strage in mare dello scorso autunno e da lì subito trasferiti a Ponte Galeria. Tutta gente che, nella vita, ha lavorato duramente e che poi, con il caos seguito alle guerre della primavera Araba, ha visto spazzate via le proprie certezze ed ha guardato, con la speranza figlia della disperazione, all’Europa come l’ultima via di uscita».
Il Garante si è detto soddisfatto per la fine dell’odissea di queste persone, «anche se – ha detto – resta l’amarezza per il modo in cui la vicenda si è chiusa. Le istituzioni si sono infatti limitate ad applicare un provvedimento che considera queste persone non gradite sul suolo italiano; un provvedimento che, per altro, poteva essere adottato mesi fa, evitando un supplemento di sofferenza a persone passate dal dramma di una immigrazione difficile e violenta a luoghi con pochissima dignità come sono i CIE. Resta il fatto che, nonostante le prese di posizione seguite alla clamore della protesta di Natale, non si sia riusciti a trovare una soluzione che potesse garantire l’accoglienza e la permanenza in Italia di questi immigrati. E’ sempre più evidente che, su tali tematiche, il tempo della politica scorre molto più lentamente rispetto ai bisogni ed alle esigenze di migliaia di disperati».