«La mia speranza è che, con il semestre europeo a guida italiana, si riesca a definire una Politica Comune Europea sui temi dell’immigrazione, dell’integrazione e dell’accoglienza, anche attraverso misure straordinarie come l’apertura di canali umanitari per la concessione dello status di rifugiato nei Paesi di Transito, prima che i migranti si avventurino nel Mediterraneo».
Lo dichiara, in una nota, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato.
Nel corso della sua attività nelle 14 carceri della Regione e nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, il Garante ha quotidianamente registrato il fallimento delle politiche migratorie che non solo non riescono ad intercettare le complessità del fenomeno, ma comportano la crescita dell’economia sommersa e del crimine (il 37% dei reclusi in Italia è straniero).
“Il sistema in vigore nel nostro ordinamento e la procedura per il riconoscimento della protezione internazionale – ha continuato il Garante – sono caratterizzati da lungaggini e burocrazia e le 10 Commissioni Territoriali preposte sono sottodimensionate rispetto ai grandi numeri che si trovano a gestire”
Data la mole di lavoro, il sistema lascia un ampio margine alla discrezionalità del singolo Commissario e si presenta come assolutamente inadeguato per la valutazione di un diritto fondamentale come quello alla protezione internazionale. E proprio i grandi numeri della migrazione – fanno si che nel CIE di Ponte Galeria, siano presenti numerosi stranieri che, appena giunti in Italia, sono stati trasferiti nella struttura per essere espulsi, senza aver avuto il tempo di presentare la domanda di protezione internazionale.
«Una circostanza, la permanenza nel CIE – ha concluso il Garante – che mina la possibilità dei migranti di provare la propria condizione di vulnerabilità. Per questo servirebbe rivedere il regolamento di Dublino che, per ovviare al problema dell'”Ausylium shopping”, di fatto aggrava i Paesi di frontiera dell’area Shengen, come l’Italia».