Nell’aula Vittorio Occorsio del Tribunale Penale di Roma, martedì 6 giugno si è tenuta un’assemblea aperta organizzata dalla Camera penale di Roma nell’ambito della astensione delle udienze del 6, 7 e 8 giugno proclamata dai penalisti per le criticità del tribunale di Sorveglianza della capitale oltre che sui possibili rimedi. All’assemblea aperta ha partecipato il mondo della politica, rappresentato dal sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari e dai parlamentari Enrico Costa di Azione, Debora Serracchiani del Partito democratico e Susanna Campione di Fratelli d’Italia. “Abbiamo invitato il tribunale di sorveglianza a partecipare alla assemblea di oggi, ma abbiamo ricevuto un garbato rifiuto”, ha riferito il presidente della Camera penale di Roma, Gaetano Scalise, nel corso della sua relazione d’apertura dei lavori dell’assemblea.
Nel corso dell’assemblea, oltre a diversi avvocati penalisti e ai rappresentanti della politica, hanno preso la parola anche il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, il Garante regionale Stefano Anastasìa, il professor Glauco Giostra, coordinatore degli Stati generali dell’esecuzione penale, e Gian Domenico Caiazza, presidente delle Camere penali.
Alla tre giorni di protesta hanno aderito anche altre camere penali italiane, perché “il Tribunale di sorveglianza di Roma si occupa del 41 bis e le sue deficienze naturalmente si riflettono anche sugli altri distretti nazionali”, come ha spiegato Scalise. Hanno dunque aderito le altre camere penali dei distretti del Lazio, quelle di Bari, di Bologna, di Busto Arsizio, di Como e Lecco, tutte le camere penali calabresi, la camera di Livorno, di Milano, di Monza di Pordenone e di Torino.
Al centro dell’incontro, la permanente condizione nella quale operano gli uffici di Sorveglianza di Roma che, come si legge nel documento del direttivo del 15 maggio scorso con il quale la Camera penale di Roma proclamava i tre giorni di astensione da tutte le udienze penali e convocava l’assemblea del 6 giugno, “determina una quotidiana gravissima lesione dei diritti dei cittadini che con quegli uffici devono relazionarsi” e da “inefficienza strutturale – originata da riconosciute carenze di personale e risorse”. Tale situazione, “sarebbe ulteriormente aggravata dal trasferimento in via Triboniano delle udienze monocratiche e collegiali, in procinto di essere attuata”.
Anastasìa: “Condivido le preoccupazioni della Camera penale”
“La finalità rieducativa della pena sancita dall’articolo 27 della Costituzione è puramente casuale nella realtà concreta del nostro sistema penitenziario: si realizza solo quando si allineano i pianeti di un istituto non degradato, di un personale motivato, di una buona assistenza legale, di un territorio che offre opportunità, di una rete di relazioni sociali e familiari significativa, di una testarda motivazione personale e, infine, di un giudice scrupoloso adeguatamente assistito dalla struttura amministrativa, solo allora l’art. 27 della Costituzione diventa realtà”. Così Stefano Anastasìa, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, nel corso del suo intervento. “Se dovessi fare una casistica – ha proseguito Anastasìa – direi che uno su mille (a voler essere ottimisti) ce la fa: un puro caso. Chi entra in carcere deve affidarsi a questo evento astrologico”.
Sul problema specifico del Tribunale di sorveglianza di Roma, “condivido le preoccupazioni rappresentare dalla Camera penale. È importante – ha concluso Anastasìa – l’impegno del sottosegretario Ostellari all’istituzione di un tavolo di lavoro con tutte le parti coinvolte in cui si deve poter discutere anche di norme di legge, come la competenza esclusiva del Tribunale di sorveglianza di Roma sul 41bis, che possono influire sulla cultura giurisdizionale locale, indirizzando i giudici verso interpretazioni restrittive delle norme di legge anche nei confronti dei detenuti appartenenti a circuiti ordinari”.