
I 61.852 detenuti presenti nei 192 Istituti in Italia, 15mila detenuti oltre i posti disponibili, vivono in condizioni drammatiche. I Garanti territoriali delle persone private della libertà personale in un documento congiunto parlano di “silenzio assordante della politica e della società civile” e hanno indetto per il 3 marzo prossimo una giornata di protesta nazionale.
Nell’occasione, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e la Garante delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone presenteranno gli ultimi dati e le principali criticità del sistema penitenziario a Roma e nel Lazio, nel corso di una conferenza stampa.

Anastasìa e Calderone durante una manifestazione dei Garanti territoriali davanti al carcere romano di Regina Coeli.
I Garanti chiedono al Governo: “l’approvazione urgente di misure deflattive del sovraffollamento per chi deve scontare meno di un anno di carcere, sono 8 mila i detenuti in Italia e non hanno reati ostativi. L’accesso alle misure alternative per quei 19mila detenuti che stanno scontando una pena o residuo di pena inferiore ai tre anni. Occorre da subito – sottolineano i Garanti – aumentare le telefonate e le videochiamate, soprattutto in casi specifici, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l’intimità degli affetti dei detenuti. Bisogna garantire l’affettività in carcere, ci chiediamo come intendono agire per l’attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024 in tema di tutela del diritto all’affettività delle persone detenute e del diritto a colloqui riservati e intimi (senza controllo visivo). Inoltre, occorre che la magistratura di sorveglianza si impegni ad aumentare i giorni di permesso premio per i ristretti.”
Il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, nonché Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, Samuele Ciambriello, dichiara: “Sovraffollamento, carenza di strutture e risorse adeguate, burocrazia. Sono i tre lacci che soffocano da anni il sistema penitenziario italiano, giunto ormai allo stremo. La politica tace. La società civile e la magistratura non possono tollerare che i detenuti vivano in condizioni indegne e inumane. Chiediamo la solidarietà con la presenza il prossimo 3 marzo non solo dei garantisti, dei tanti volontari dell’area cattolica e non solo, dell’avvocatura e della magistratura e della stessa politica”.