Il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, lo scorso 6 dicembre si è recato in visita al Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) di Cassino-Sora della Asl di Frosinone. Ad accompagnarlo due suoi collaboratori: Nicoletta Capelli, posizione organizzativa della Struttura di supporto al Garante, e Pietro Fargnoli.
Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura è l’area di degenza ospedaliera dove vengono attuati trattamenti psichiatrici, in fase di acuzie, volontari ed obbligatori. La delegazione ha incontrato parte dello staff della struttura, con il quale ha dialogato dell’organizzazione e delle criticità operative e strutturali del servizio.
La struttura dispone di 12 posti letto. Ogni stanza di degenza è provvista di servizi igienici. Il Spdc dispone anche di una sala mensa/soggiorno e di locali necessari all’espletamento delle attività mediche e infermieristiche e di un ampio giardino con panchine accessibile ai pazienti ed ai familiari durante la visita. Durante la degenza vengono attuati interventi di valutazione psicodiagnostica e terapie occupazionali e riabilitative.
Al momento della visita erano presenti nove pazienti, di cui uno proveniente dalla Rems di Ceccano in trattamento sanitario obbligatorio in piantonamento. Viene riferito un aumento delle presenze in questo ultimo periodo, a causa della chiusura temporanea dell’Spdc di Frosinone. Il personale medico è composto di nove unità, non tutti strutturati.
Per quanto riguarda lo stato di conservazione, la struttura appare decorosa, non solo per la qualità degli spazi (pulizia, illuminazione e areazione) ma anche per l’adeguatezza degli ambienti dedicati alle attività in comune, alle attività terapeutiche e ai colloqui e dell’area esterna. Il fumo è consentito solo nella stanza fumatori (dotata di aspiratori del fumo) e in giardino.
È presente il registro delle contenzioni, ed è adeguato agli standard definiti dal Cpt: “ogni esempio di contenzione fisica di un paziente deve essere registrato in appositi registri adibiti a tale scopo (così come nelle cartelle cliniche dei pazienti). La registrazione deve includere l’ora in cui la misura ha avuto inizio e fine, le circostanze del caso, le ragioni del ricorso a tale misura, il nome del medico che l’abbia ordinata o approvata e un resoconto di ogni ferita riportata dal personale o dai pazienti.”