Verso un documento comune da presentare alle istituzioni
Associazioni ed enti che in parte svolgono attività di volontariato e in parte si occupano di accoglienza si sono riunite venerdì scorso in modalità telematica su invito del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, con la Garante di Roma capitale, Gabriella Stramaccioni, per affrontare i problemi legati al sovraffollamento delle carceri del Lazio con l’applicazione delle misure previste dalla normativa nazionale in materia di misure alternative alla detenzione.
Su quest’ultimo aspetto ha parlato anche il Garante nazionale, Mauro Palma, il quale ha annunciato che, per quanto di sua competenza, proporrà nel suo parere al decreto Ristori alcune misure da aggiungere in sede di conversione.
I dpcm dell’emergenza Covid-19 prevedono la possibilità di accedere al beneficio della detenzione domiciliare, per quei detenuti con pene inferiori a 18 mesi, purché abbiano un domicilio dove scontarle. Ci sono alcuni progetti d’inclusione sociale destinati ai condannati senza fissa dimora. Tuttavia, solo 12 dei 24 posti messi a disposizione dai progetti dell’Ufficio dell’esecuzione penale esterna risultano utilizzati. Inoltre, a breve dovrebbero essere disponibili 80 posti, derivanti dai progetti di accoglienza domiciliare finanziati dalla Cassa delle ammende e dalla Regione Lazio. Si tratterà di fare in modo che tali possibilità siano colte in pieno.
Nel corso della discussione è emersa la necessità di una mappatura aggiornata delle disponibilità di posti nelle strutture d’accoglienza per i detenuti, al fine di non vanificare gli effetti dei recenti provvedimenti, ma si è anche lamentata l’esiguità del contributo. Tra i problemi emersi, anche quello relativo alle limitazioni all’accesso dei volontari nelle carceri. Dalla riunione sono emerse anche la volontà delle associazioni di fare rete e l’esigenza di giungere a un documento comune che verrà presentato alle istituzioni.