Assicurare percorsi trattamentali più efficaci per i detenuti autori di abusi sessuali anche on line a danno di minori e tracciare, allo stesso tempo, il profilo criminologico e comportamentale per garantire una più efficace attività di prevenzione del fenomeno.
Sono questi gli obiettivi del progetto-pilota ACSE – Trattamento e profilo diagnostico degli autori di reati sessuali on line a danno di minori, per la prevenzione e il contrasto del fenomeno. Il progetto, tutto di marca italiana, coordinato dal Garante dei diritti dei detenuti, struttura della Regione Lazio, grazie alla sua originalità, complessità e all’alto profilo istituzionale dei partners, è riuscito ad imporsi all’attenzione dell’Unione Europea, che ne ha finanziato l’implementazione con un contributo di € 236.000,00. «E’ un prestigioso riconoscimento – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – ad un lavoro di squadra che vede insieme importanti Istituzioni dello Stato che il mio Ufficio ha il privilegio di coordinare in un progetto originale nella sua formulazione e nella sua attuazione nelle carceri e sul territorio».Il progetto integra le migliori prassi psicologico-investigative e sviluppa la cooperazione interistituzionale dei partners coinvolti: il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio (capofila), il Ministero della Giustizia (con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), il Ministero dell’Interno (Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia in Internet – Polizia Postale e delle Comunicazioni), il Centro italiano per la Promozione della Mediazione (CIPM), Save the Children e l’European Development Service (EDS).Il progetto durerà 22 mesi ed interesserà le carceri di Roma (Regina Coeli e Rebibbia) e Milano (San Vittore e Bollate) con l’i mplementazione di presidi territoriali nelle due città, che offriranno garanzia di prevenzione esterna.
Secondo i dati della Polizia Postale nel 2010 in Italia, nell’ambito di indagini legate ad abusi sessuali on line a danno di minori, sono state effettuate 966 perquisizioni; 8.409 persone sono state denunciate e 285 arrestate. L’abuso sessuale online rappresenta una particolare declinazione dell’abuso sessuale che, per la molteplicità di forme che può assumere, è un fenomeno altamente complesso e lesivo. In mancanza di una prassi giudiziaria consolidata, in Italia i condannati per abuso sessuale su minori, anche online, oggi non sono indirizzati verso alcun trattamento di prevenzione della recidiva. Per prevenire quest’ultima ed evitare un’escalation che può condurre, come molti studi evidenziano, fino all’adescamento e all’abuso sessuale è fondamentale considerare sia coloro che entrano nel circuito penale che quanti non transitano nelle carceri, «La complessità del fenomeno – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – e le varie tipologie di abusanti e di comportamenti meritano un approfondimento finalizzato a valutare i livelli di pericolosità dei soggetti dal punto di vista delle indagini, della prevenzione e del trattamento. La mancanza di interventi psicologici o educativi mirati, oggi, rende infatti gli autori di questi reati come “detenuti ibernati” e quindi con un elevato rischio di recidiva, mentre ACSE, in carcere e sul territorio, rappresenta uno strumento di “contrasto preventivo” nei confronti degli autori di un reato per i quali vi è una oggettiva difficoltà trattamentale sia in carcere sia nelle strutture esterne».
Il progetto ACSE, prevede la realizzazione delle seguenti azioni sul territorio di Roma e di Milano: • Organizzazione di seminari formativi per magistrati e per il personale carcerario delle carceri coinvolte (Rebibbia e Regina Coeli a Roma, Bollate e San Vittore a Milano); • Consolidamento di servizi di trattamento intramurari nelle carceri di Roma e Milano e di presidi territoriali extramurari; • Attivazione di un intervento di profiling al fine di costruire un profilo esaustivo degli autori di questi reati, integrando le informazioni provenienti dalla fase investigativa e da quella trattamentale.Le metodologie adottate sono frutto dell’esperienza maturata dai partners del progetto. In particolare, per quanto riguarda il trattamento, la metodologia del CIPM è stata elaborata all’interno della trentennale tradizione canadese e nord-americana e prevede una serie di interventi criminologici, psicologici e socio-educativi tesi a diminuire la probabilità di recidiva. Per quanto riguarda la formazione, il modello integra i moduli formativi del CIPM e quelli elaborati nell’esperienza comune di Save the Children e della Polizia di Stato in due progetti sul tema dell’abuso online. Riguardo, infine, la profilazione degli autori di reato, il progetto integra le metodologie adottate dalla Polizia con quelle del CIPM e mutua l’esperienza di ricerca maturata da Save the Children nell’ambito del progetto ROBERT, co-finanziato dall’UE.Oltre ad una più approfondita conoscenza del profilo degli autori di reati sessuali anche on line a danno di minori, il progetto intende suscitare una maggiore attenzione e sensibilità degli operatori penitenziari e della magistratura sull’o pportunità di trattamento per gli autori di tali reati oltre a definire le procedure operative di comunicazione ed integrazione tra Amministrazione penitenziaria, Polizia Postale e le unità preposte al trattamento al fine di garantire l’inquadramento degli autori di reato e assicurare loro il percorso più idoneo.