La corsa dell’esecuzione penale esterna (che non rallenta il sovraffollamento)

Incremento del 54% in cinque anni per coloro che si trovano in condizione di limitazione extramuraria della libertà

Secondo gli i dati più recenti (riferiti al 31 ottobre di quest’anno) le persone complessivamente in carico agli uffici dell’esecuzione penale esterna del nostro Paese  sono 140.744 di cui 93.028   sottoposte a misure di esecuzione penale esterna o di comunità. Poco meno di cinque anni fa -il 15 dicembre 2019-  erano rispettivamente 102.119 e 60.360.

In questi cinque anni si è quindi verificato un incremento del 38% per il numero complessivo di persone in carico agli uffici e del 54% per coloro che si trovano in condizione di limitazione extramuraria della libertà.

D’altro canto, come ci si dovrebbe attendere, a tale incremento non è corrisposto un andamento decrescente dei detenuti presenti che al 31 ottobre di quest’anno sono cresciuti del 2% rispetto al periodo precedente la pandemia da Covid 19 e del 15% in confronto al 31 dicembre 2021 e cioè dopo la fine di tale emergenza.

Considerando in maniera più attenta i dati relativi alle misure alternative alla detenzione e di comunità, la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali rappresentano il 49%, mentre le misure e sanzioni di comunità il 41% il restante 11%. è costituito infine da altre misure di sicurezza e sanzioni sostitutive.

Le percentuali e le proporzioni tra misure alternative alla detenzione e misure di comunità risultano sostanzialmente stabili nel tempo mentre è cresciuta l’incidenza delle sanzioni e pene sostitutive passate dallo 0,6% del 2019 al 5% di quest’anno.

E’ interessante anche sottolineare che il 68% delle pene o sanzioni alternative coinvolge persone provenienti dalla libertà o dagli arresti domiciliari mentre coloro che vi accedono provenendo dagli istituti di pena sono il restante 32%. Tale proporzione risulta anch’essa stabile nel tempo perché alla data del 15 dicembre 2019 le persone in misura alternativa che provenivano dalla detenzione costituivano il 35%.

In particolare va segnalato che, nel periodo considerato le persone in esecuzione penale esterna provenienti dalla liberà si sono incrementate di circa dieci mila unità, quelle provenienti dalla detenzione sono cresciute invece della metà, cioè di cinque mila unità.

In sostanza da questi dati risulta piuttosto evidente che il sistema di esecuzione penale esterna riguardi prevalentemente un target di persone esterne al circuito carcerario e, che conseguentemente, incida solo marginalmente sulle condizioni di grave e continua crescita del sovraffollamento degli istituti penitenziari del Paese.

Questa impressione viene confermata con maggiore evidenza anche dalla valutazione delle dinamiche relative al numero di detenuti in attesa di giudizio o con pene residue inferiori a tre anni che in buona parte potrebbero rientrare nel circuito dell’esecuzione penale esterna. Infatti, al notevole incremento delle persone in esecuzione penale esterna non è corrisposta una riduzione dei numeri delle persone in carcere che, invece, stanno continuando a crescere in maniera molto consistente soprattutto negli ultimi due anni.

Tale fenomeno in particolare risulta addirittura accentuato nel Lazio dove a fronte di un incremento del 95,4% delle persone in esecuzione penale esterna corrispondono numeri in crescita sia dell’insieme dei detenuti (del 11% rispetto al 2019) e di coloro con pene residue inferiori a 3 anni (nell’ordine del 3%).

Misure alternative alle detenzione 11 novembre