Sarà lo street artist Jorit a rappresentare il completamento del progetto Disegna le tue idee – L’arte non ha sbarre, fino al 30 ottobre 2022 a Roma, con un’opera su un muro del quartiere del Quarticciolo, mentre dentro la Casa circondariale di Rebibbia saranno gli artisti Moby Dick e Barbara Oizmud a realizzare altre due opere in collaborazione con le ragazze della casa circondariale femminile. Il progetto Disegna le tue idee – L’arte non ha sbarre, realizzato con il patrocinio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio e in collaborazione con la Casa circondariale femminile di Rebibbia , ha come obiettivo il portare l’arte e la cultura in quei luoghi in cui donne e uomini, privati della temporanea libertà, abbiano tuttavia la possibilità di un nuovo di formazione e di sperare in un futuro migliore, in un percorso di crescita personale e artistica che potrà costituire una leva positiva una volta terminata la pena detentiva.
Tutte e tre le opere murarie saranno incentrate sui diritti umani, in particolar modo su quelli delle donne, in favore del rispetto della persona, dell’autodeterminazione e della libertà. Il progetto, vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio, è realizzato da LiberaMente, associazione guidata da Leonardo Maria Ruggeri Masini, impegnata nel fornire a tutti i mezzi per proporre e realizzare progetti e campagne che favoriscano la crescita della società e quella personale, e coordinato da Oriana Rizzuto, curatrice di progetti culturali legati alla street art e ai diritti umani per MArteSocial.
Il progetto è un percorso di arte ed educazione artistica con le detenute della Casa circondariale di Rebibbia, ed è uno dei progetti speciali incluso all’interno della Biennale MArtelive 2022, contenitore multiartistico e multidisciplinare che ingloba progetti ed artisti nazionali ed internazionali che si svolgeranno a Roma e nel Lazio.
Portare l’arte all’interno del carcere, attraverso laboratori, confronti, lezioni pratiche e sviluppo di nuove idee creative: questo è stato il primo vero obiettivo del progetto, con la creazione di bozzetti che gli artisti selezionati ricreeranno per loro, sia all’interno che all’esterno del carcere, sottolineando il fatto che le loro idee avranno vita al di fuori e che saranno all’esterno ad aspettarle.
L’Associazione LiberaMente ha riunito insieme artisti, criminologi e volontari in modo tale da strutturare laboratori artistici per le detenute del carcere, che fossero un momento di crescita e di costruzione di relazione non solo con le ragazze del carcere ma anche tra gli artisti e i professionisti coinvolti, e tra questi e giovani volontari dell’associazione. I giovani hanno avuto modo di scoprire la vita in carcere, lontana da quella mostrata da film e serie tv, comprendendo l’importanza di vivere in modo equilibrato la vita quotidiana, evitando comportamenti al limite che possano compromettere la loro libertà.
Ogni incontro ha accostato un artista/docente e un sociologo/assistente sociale, oltre che un giovane dell’associazione.
Con la sociologa e criminologa Wilma Ciocci che ha seguito i laboratori, i volontari dell’associazione da questa esperienza hanno avuto l’opportunità di fare un percorso di avvicinamento e formazione professionale con l’obiettivo di avviare e proseguire, a loro volta, un percorso lavorativo in questo ambito. Alla fine di questi workshop, gli artisti, Jorit, Moby Dick e Barbara Oizmud, realizzeranno altrettanti murales due all’interno dell’istituto penale di Rebibbia e l’altro all’esterno, nella borgata Quarticciolo, ispirati alle idee, ai disegni, ai bozzetti eseguiti dalle detenute durante i laboratori. I laboratori sono stati tenuti da Moby Dick e Barbara Oizmud che, in otto mesi di incontri, hanno avuto come risultato la creazione di ritratti, paesaggi, sogni, paure.
Sono mesi che le ragazze di Rebibbia aspettano con desiderio l’appuntamento settimanale per mettersi alla prova su nuove tecniche e nuovi modi di esprimersi attraverso l’arte. Le giovani, alla fine del progetto, hanno realizzato dei bozzetti, da cui sono stati sviluppati i temi dei murales che Moby Dick e Barbra Oizmud hanno ripreso e riadattato, in linea con il loro stile espressivo per i murales all’interno dell’istituto. Il murale di Jorit, invece, pensato per una donna simbolo di lotta per i diritti dei più deboli, sarà dedicato alla politica, sociologa e attivista brasiliana Marielle Franco (Rio de Janeiro, 27 luglio 1979 – Rio de Janeiro, 14 marzo 2018) assassinata a causa del suo impegno di attivista. L’idea è nata anche grazie ai racconti delle giovani detenute e ai temi sui diritti umani affrontati durante i laboratori.
Il presidente di LiberaMente, Leonardo Ruggeri Masini, ha dichiarato in merito: “Questo è un progetto realizzato in rete con tutte le categorie coinvolte nel mondo delle istituzioni penitenziarie, dalla magistratura alle istituzioni, dalle associazioni alle donne private delle libertà, dai cittadini agli esperti; l’unico obiettivo è quello di dare concreta attuazione al principio della funzione rieducativa della pena. Attraverso l’arte LiberaMente ha voluto offrire l’opportunità alle detenute di apprendere un mestiere ed esprimere idee e ambizioni, superando i limiti delle sbarre del carcere”. Conclude il presidente: “Rivelante è l’esteso coinvolgimento dei giovani che, colpiti dall’ambiente carcerario e spogliato questo luogo dalle suggestioni impresse nei film e nei romanzi, sono diventati coscienti dell’importanza di mantenere comportamenti responsabili nella quotidianità. L’arte non ha sbarre ha evidenziato l’importanza di mostrare ai giovani gli ambienti carcerari come strumento fondamentale per la prevenzione dei crimini nella società”.
Il progetto è stato promosso nell’ambito del programma GenerazioniGiovani, finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù – che propone un modello di co-progettazione tra istituzioni, magistratura della pena e terzo settore al fine di programmare politiche rieducative dei detenuti che si basino sul vettore dell’espressione culturale.
Questo progetto punta ad abbracciare la funzione rieducativa della pena, inserendosi nell’ambito della progettazione, esecuzione e monitoraggio delle politiche e delle attività rieducative a essi riservate, mettendo in luce opportunità e criticità dell’attuale sistema penitenziario italiano. Il progetto intende inoltre unire la valorizzazione della persona allo sviluppo della sua autonomia, coerentemente con la vocazione dell’art. 27 della Costituzione, andando nella direzione di un re/inserimento sociale.
La premessa che ispira L’arte non ha sbarre è che dimensione culturale e dimensione sociale siano legate a doppio filo e possano esercitare un impatto positivo sulla vita degli individui e delle comunità. È ormai ampiamente riconosciuto che l’esclusione culturale può alimentare le altre dimensioni dell’esclusione (razzismo, xenofobia, antisemitismo, violenza contro le donne e tutte le forme di intolleranza basate su presupposti razziali, linguistici, religiosi, sessuali, nazionali o etnici).