Il 29 maggio 2024 l’assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) ha approvato un documento di osservazioni e proposte in materia di studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere e un Disegno di legge recante “Disposizioni per l’inclusione socio-lavorativa e l’abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o restrittivi della libertà personale emanate dall’autorità giudiziaria”.
Si dà così seguito al lavoro istruttorio svolto dal Cnel a decorrere dalla data di sottoscrizione dell’Accordo interistituzionale con il ministero della Giustizia del 17 giugno 2023 e culminato nella giornata di lavoro “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere. Dalle esperienze progettuali alle azioni di sistema.”, tenutasi il 16 aprile scorso a Villa Lubin, che ha visto la partecipazione di oltre 400 persone tra sessioni plenarie e sessioni tematiche, con la produzione di sei documenti di sintesi degli altrettanti gruppi di lavoro in materia di studio, formazione, lavoro, impresa, governance e quadro normativo. Il disegno di legge proposto dal Cnel nell’esercizio del potere di iniziativa legislativa attribuitogli dall’Articolo 99 della Costituzione è volto ad offrire ai decisori pubblici strumenti giuridici idonei a migliorare in termini di efficacia ed efficienza l’attuale sistema di governance, agevolando al contempo l’elaborazione di una politica pubblica nazionale sulla tematica del lavoro in carcere in grado, da un lato, di supportare lo sviluppo delle migliori progettualità esistenti, dall’altro attivare progetti nei territori meno attrezzati in coerenza con le specificità dei contesti e il reale fabbisogno dell’utenza degli istituti di pena. Attraverso una rivisitazione complessiva dell’attuale quadro normativo e regolamentare in materia di ordinamento penitenziario si intende quindi concorrere alla strutturazione di una rete interistituzionale integrata in grado di: gestire il problema dell’inclusione lavorativa nella sua globalità sia in carcere che nella fase post-rilascio; attrarre stabilmente risorse esterne sia in termini economici che di competenze; elaborare ed implementare interventi ad alto impatto su scala nazionale in grado di coinvolgere un numero significativo di detenuti.
Il disegno di legge licenziato dall’Assemblea del Cnel introduce innanzitutto alcuni correttivi alle norme sull’ordinamento penitenziario in materia di formazione e lavoro, recuperando la necessaria equiparazione tra lavoratori liberi e lavoratori ristretti, e per quest’ultimi tra lavoro esterno e lavoro cd. “interno” (i.e. alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria). Si sancisce dunque che il lavoro è lavoro, indipendentemente dalla condizione di privazione della libertà personale in cui eventualmente versa il lavoratore. Applicazione del contratto collettivo nazionale, territoriale e aziendale stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative; equiparazione del trattamento economico e normativo complessivo; impignorabilità dei quattro quinti della remunerazione, sono solo alcune delle novità introdotte dal disegno di legge di iniziativa del Cnel sulla specifica materia.
Le misure proposte
Tra le misure di particolare rilevanza volte all’aumento della capacity building complessiva inerente lo studio, la formazione e il lavoro penitenziario si segnalano:
– il recepimento legislativo e la conseguente strutturazione permanente del sistema integrato di governance multilivello avviato sperimentalmente a partire dal 2022 dalle Regioni attraverso la costituzione della rete di cabine di regia territoriale, valorizzando ulteriormente in tale ambito il ruolo di supporto e coordinamento della Cassa delle Ammende;
– la costituzione di uno specifico “fondo per il reinserimento socio-lavorativo delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o privativi della libertà personale”, alimentato dai versamenti volontari effettuati dal sistema delle fondazioni bancarie a fronte del riconoscimento di un credito di imposta, in analogia a precedenti esperienze positive realizzate in via legislativa con il medesimo strumento (cfr. “fondo per il contrasto della povertà educativa minorile” e il più recente “fondo per la Repubblica digitale”);
-l’istituzione presso il Cnel di un “Segretariato permanente per l’inclusione economica, sociale e lavorativa delle persone private della libertà personale”, in grado di concorrere, attraverso il coinvolgimento delle realtà imprenditoriali e delle categorie produttive, alla promozione dell’inclusione lavorativa delle persone ristrette nella sua globalità, sia in carcere che nella fase post-detenzione, dando impulso alla diffusione di interventi ad elevato impatto su tutto il territorio nazionale, al fine di superare la disomogeneità quantitativa e qualitativa degli interventi tra nord centro sud e isole, e coinvolgere il maggior numero dei detenuti;
– si estendono i benefici della c.d. “Legge Smuraglia”, prevedendone anche un prolungamento temporale con agevolazioni a scalare e orientandone un’applicazione diffusa sull’intero territorio nazionale attraverso meccanismi di riserva percentuale nel territorio del Mezzogiorno e in termini di equilibrio di genere e generazionale;
– si potenziano le commissioni degli istituti carcerari, prevedendo un ruolo attivo nei processi di censimento delle competenze pregresse e di quelle acquisite durante l’esecuzione penale, introducendo anche meccanismi di garanzia della partecipazione dei detenuti, così come le commissioni regionali per il lavoro penitenziario, strumento ad oggi sottoutilizzato che, con le modifiche proposte dal Cnel, daranno voce delle organizzazioni sindacali e del terzo settore presenti sui territori, acquistando l’importante funzione di validazione delle procedure di certificazione delle competenze formative e professionali dei detenuti, censite dalle commissioni d’istituto. Tali commissioni sono poi inserite nel sistema di governance multilivello creato con l’istituzione delle cabine di regia tematiche per l’integrazione dei servizi socio-sanitari e di inclusione socio-lavorativa dei detenuti.
Chance concrete per i giovani
Di particolare interesse anche la misura prevista in favore dei giovani detenuti, che mira ad offrire una chance concreta alle ragazze e ai ragazzi tra i 18 e i 25 anni in uscita dal circuito penitenziario che abbiano partecipato con profitto ai corsi di formazione professionale, utilizzando la formula del c.d. “collocamento mirato” già introdotto per i c.d. “care leavers” con l’articolo 67 bis, comma 1, del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.Ancora, l’obiettivo della “Recidiva zero” viene perseguito puntando sulla formazione, con la possibilità di concedere ai detenuti i permessi per esami di Stato e di laurea e sulle prestazioni assistenziali e previdenziali, con l’attivazione da parte degli enti di patronato e del terzo settore di specifici sportelli nelle carceri chiamati ad erogare gratuitamente servizi di assistenza e accompagnamento al lavoro, delegando il Governo ad apportare modifiche al regolamento di attuazione dell’ordinamento penitenziario allo scopo di:
– valorizzare il principio di sussidiarietà orizzontale, attuando iniziative di promozione del lavoro dei soggetti sottoposti al trattamento penitenziario e incoraggiando l’interazione con l’iniziativa economica privata;
– sistematizzare le relazioni tra le imprese e le strutture carcerarie attraverso l’istituzione presso l’amministrazione penitenziaria di una piattaforma informatica e di un punto unico di accesso al fine, ove possibile, di favorire l’interazione tra i datori di lavoro privati, i singoli provveditorati e le singole direzioni carcerarie;
– favorire l’accoglimento delle commesse di lavoro provenienti da soggetti privati prevedendo anche l’estensione della possibilità – già prevista – da parte dei detenuti di svolgere lavoro a domicilio ed introducendo altresì lo strumento del lavoro agile e del telelavoro, al fine di incrementare l’occupabilità dei detenuti.
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