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Come sottolineano in una nota i promotori dell’iniziativa, i Cpr “sono strutture che, per molti versi, ricordano gli Opg, ma che forse sono ancor più crudeli dal punto di vista umano. Perché qui non ci sono persone che hanno commesso reati, ma uomini e donne il cui unico “errore” è stato cercare una via di fuga dalla fame, dalla guerra, da un destino segnato”.
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“Questo viaggio – prosegue la nota – si intreccia con la campagna ‘180 Bene Comune’, promossa dal Forum Salute Mentale. La legge 180 non è solo una legge sulla salute mentale: è un presidio di civiltà, un principio di umanità che riguarda tutti. Parla di diritti, di riconoscimento dell’altro, della capacità di convivere con il diverso – dentro e fuori di noi. Oggi, mentre si tenta di smantellare questa legge, mentre i Cpr diventano nuove istituzioni della segregazione e della violenza sociale, è più che mai necessario riaffermare un principio fondamentale: la dignità umana non ha confini”.
“Ogni tappa del viaggio – spiegano gli organizzatori – preparata con il coinvolgimento dei gruppi locali e sarà accompagnata da performance artistiche, musica, incontri e dibattiti. Perché la cultura può rompere il silenzio, cambiare la narrazione e creare nuovi spazi di resistenza e solidarietà. Per realizzare questo progetto abbiamo bisogno del tuo aiuto. Cerchiamo finanziamenti, adesioni, collaborazioni. Ogni contributo è fondamentale per dare voce a chi oggi è senza voce. Sostieni il viaggio di Marco Cavallo nei Cpr. Perché nessun essere umano dovrebbe essere dimenticato”.
Chi è Marco Cavallo (da Wikipedia)
Marco Cavallo è una scultura di legno e cartapesta, realizzata nel 1973 all’interno del manicomio di Trieste, considerata un’opera collettiva realizzata con il contributo dei laboratori artistici creati all’interno della struttura nosocomiale da Franco Basaglia, allora direttore dell’Ospedale psichiatrico, il quale si avvalse del contributo ideale e immaginifico dei pazienti allora reclusi. Alto circa quattro metri e di colore azzurro, come deciso dagli stessi pazienti, lo si volle di così grandi dimensioni, per poter idealmente contenere tutti i desideri e i sogni dei ricoverati, e portare all’esterno un simbolo visibile e rappresentativo dell’umanità allora “nascosta” e “misconosciuta” all’interno dei manicomi.
Divenne pertanto icona della lotta etica, sociale, medica e politica a favore della legge sulla chiusura dei manicomi, la cosiddetta Legge Basaglia del 1978 , nonché simbolo per gli stessi pazienti delle loro istanze di libertà, liberazione e riconoscimento della loro dignità di persone, fino ad allora negate. Da allora è esibito in tutto il mondo come installazione itinerante per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo politico sui problemi della salute mentale. In Italia è stato esibito anche all’ Expo 2015,]per puntare l’attenzione sulle condizioni degli Opg.
A questo progetto hanno già aderito: