I suicidi in carcere, non solo fra i detenuti ma anche fra gli agenti penitenziari, il sovraffollamento e le condizioni di vita disumane e degradanti, il mancato recupero e le recidive, il dramma degli istituti minorili e la follia di una legislazione sempre più punitiva e sempre meno efficace sul versante della prevenzione.
Di tutto questo e di molto altro ancora ne parla con noi Stefano Anastasia, garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio, il quale rilancia la sua vecchia proposta di sostituire il carcere con forme di rieducazione più utili, assai meno afflittive e volte a recuperare alla società coloro che hanno sbagliato.
Ma soprattutto, e questo è l’aspetto più interessante della sua analisi, è indispensabile ricordare a chiunque che anche il peggiore dei criminali è comunque un essere umano, che i suoi diritti, peraltro sanciti dall’articolo 27 della Costituzione, non vengono mai meno e che la principale differenza fra lo Stato e le organizzazioni criminali dovrebbe risiedere proprio nel fatto che il primo, a differenza delle seconde, non perde mai di vista di avere di fronte delle persone.
E questa consapevolezza andrebbe trasmessa a partire dalle scuole, in nome degli insegnamenti di Beccaria e del principio dell’habeas corpus. Con meno di questo, l’Occidente è finito.
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Il testo introduttivo e il link alla intervista in video di Roberto Bertoni al Garante Anastasìa sono stati pubblicati il 13 marzo 2025 nel sito dell’associazione Articolo 21.