Come si evince dal dossier statistico diffuso dal collegio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl) lo scorso 7 ottobre, a fronte di un tasso di sovraffollamento sui posti effettivamente disponibili che ha raggiunto il 132% vi sarebbe una percentuale del 31% di detenuti che potrebbero avere accesso a misure alternative alla detenzione. Tale percentuale deriva dalla valutazione dei numeri delle persone detenute che devono scontare una pena residua inferiore a tre anni e che non sono state condannate per reati ostativi che precluderebbero l’accesso a pene alternative al carcere. Si tratta di quasi 19.500 persone. Nel Lazio sarebbero poco meno di 2.500, il 36% dell’intera popolazione detenuta della regione. Se una buona parte di queste persone nei prossimi mesi potesse effettivamente accedere a tali misure si verificherebbe un decongestionamento che consentirebbe per lo meno di contenere entro i limiti della legalità le molte situazioni ormai fuori controllo del sistema penitenziario nazionale e regionale.
Con tali ipotetiche misure non si risolverebbero comunque completamente le problematiche connesse al sovraffollamento e alle carenze di risorse professionali e strutturali che si sono acuite nel corso di questo biennio e sono anche connesse all’aumento di eventi critici, proteste e manifestazioni di estremo disagio che si sono susseguiti in questo periodo.
Secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria elaborati dal Garante Nazionale delle Persone private della libertà a livello nazionale, il numero di detenuti alla data del 7 ottobre è pari a 61.914 per un tasso di affollamento effettivo del 132%: sono quasi 1.500 in più rispetto all’inizio dell’anno (per un tasso del +2,9%).
Nel Lazio i numeri risultano ancora più critici con 6.857 presenti pur essendo leggermente diminuiti (di due unità) rispetto al mese scorso il tasso di affollamento è rimasto comunque del 149%.
Sono leggermente diminuiti anche i bambini reclusi con le loro madri che sono attualmente 22 distribuiti in cinque regioni. Il mese scorso erano 24.
Si tratta purtroppo di una variazione contingente molto poco significativa e le misure governative contenute nel decreto sicurezza che escludono la possibilità di accedere per legge alla detenzione domiciliare per le detenute madri con figli minori di un anno potrebbe, invece, nei mesi a venire, determinare un incremento delle presenze di bambini in carcere.
Quanto ai tassi di affollamento carcerario sono ben più dell’80% i penitenziari in tutta Italia in cui il numero dei presenti è superiore ai posti effettivamente disponibili e sono più di 100 quelli in cui tasso di affollamento supera il 130%.
La situazione nel Lazio
Sempre riferendoci alla nostra regione se si escludono due case di reclusione della regione e la terza casa circondariale di Roma, destinata ai semiliberi e al trattamento avanzato per tossicodipendenti, tutti gli istituti di pena presentano tassi di affollamento effettivi superiori al 100% e in otto su 14 i numeri dei detenuti presenti superano la soglia del 140% sui posti effettivamente disponibili.
Va qui in particolare sottolineata la situazione più che paradossale degli istituti di Rieti, e Regina Coeli dove il numero dei detenuti presenti è addirittura cresciuto tra la fine di agosto e la fine di settembre nonostante un tasso di affollamento vicino al 200% che li colloca tra i primi venti in Italia. La situazione regionale non è difforme da quanto avviene nel resto del Paese dove sono solo due le regioni – La Val D’Aosta e la Sardegna- in cui il numero di detenuti è inferiore ai posti effettivamente disponibili.