Giovedì 5 maggio il Garante Anastasìa ha accompagnato in visita alla Casa circondariale di Rebibbia Nuovo complesso Santiago Ferrando Kozicki, docente nella Università di Buenos Aires e giurista addetto al Ministerio Público de la Defensa della Repubblica Argentina, un’istituzione del sistema giudiziario nazionale e federale, preposto alla difesa e alla protezione dei diritti umani e a garantire un’assistenza legale completa nei casi individuali e collettivi, in particolare per i soggetti che si trovano in situazioni vulnerabili.
La piccola delegazione è stata accolta dalla direttrice dell’istituto, Rosella Santoro, ed è stata accompagnata in visita dalla comandante della polizia penitenziaria, Alessia Forte. Sono stati visitati innanzi tutto i luoghi dove le persone detenute incontrano i propri familiari, vale a dire l’area verde, e le sale visite, per passare poi alla biblioteca centrale, le aule scolastiche e l’area sanitaria dell’istituto, attrezzata con servizi diagnostici anche a beneficio della Casa di reclusione e della Terza casa di Rebibbia. Gestita da personale della Asl Rm2, nell’area sanitaria si trovano gli ambulatori per le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici, come la sala radiologia collegata con l’ospedale Pertini, e una sala operatoria per piccoli interventi ambulatoriali. La delegazione ha poi visitato la cucina e il laboratorio gestito dalla cooperativa Men at work, che impiega personale detenuto e fornisce all’esterno cibo e prodotti di pasticceria, nonché pasti caldi che le persone detenute che ne fanno richiesta possono consumare con i propri familiari in visita. Ferrando Kozicki, che peraltro è docente in materie di diritto all’università di Buenos Aires, ha manifestato un certo interesse per i presidi delle tre università romane, dove la delegazione ha incontrato due maturi studenti di giurisprudenza.
Nella sezione G8 sono inseriti i detenuti definitivi e vi è il reparto per i detenuti transgender. Qui la delegazione ha potuto vedere al lavoro il call center dell’ospedale Bambin Gesù che impiega all’interno dieci persone detenute e all’esterno una ventina di persone sottoposte a misure alternative alla detenzione. Nella sezione G8 ci sono anche una palestra, una sala musica, un piccolo spazio teatrale intitolato a Enrico Maria Salerno e sta per essere attivato lo sportello di assistenza giuridica Ananke Iuris, curata da uno studente di giurisprudenza che sta scontando una pena ventennale.
Fiore all’occhiello della sezione G8, di cui è caporeparto l’ispettrice Cinzia Silvano, è il padiglione “Venere”, dal nome della prima stella del mattino che precede il sorgere del sole, dotato anche di una sala cucina con un grande tavolo da pranzo, unico spazio che ricorda la convivialità di una mensa che nelle carceri italiane, pur prevista dal Regolamento penitenziario, in genere non c’è. E’ proprio con le prime luci dell’alba che i detenuti che vi sono ospitati escono dal carcere per recarsi a lavorare all’esterno, grazie anche agli sgravi contributivi della legge Smuraglia destinati agli imprenditori che assumono persone detenute, e al progetto Seconda chance ideato e portato avanti da Flavia Filippi, giornalista del Tg de la7, d’intesa con il provveditore Carmelo Cantone e con il pieno sostegno dei garanti Anastasìa e Gabriella Stramaccioni.
Nel G8 si trova anche una stanza destinata alla redazione interna del periodico “Dietro il cancello” (direttore responsabile: Federico Vespa). Completano il quadro una sala pittura, un’altra destinata ai corsi di formazione e ora ai corsi per sommelier. La visita si è conclusa nel teatro centrale, altro fiore all’occhiello dell’istituto romano.
“Mucho mejor”, è stata la risposta di Santiago Ferrando Kozicki all’inevitabile domanda sulla differenza nelle condizioni materiali tra gli istituti penitenziari argentini e quello italiano che stava visitando. In particolare, molto migliore è apparsa agli occhi dell’ospite argentino l’area sanitaria gestita dal servizio pubblico italiano. Invece, Ferrando Kozicki ha manifestato stupore nell’apprendere che nelle carceri italiane non è prevista la visita intima e non è consentito alle persone detenute di possedere uno smartphone per parlare al telefono quando vogliono con i loro cari: con la pandemia, in Argentina è stato autorizzato ai detenuti il possesso di telefoni cellulari personali e l’innovazione è già stata consolidata per il futuro.