Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) contribuirà in maniera significativa alle attività e alla promozione del polo culturale che sarà realizzato nell’ex carcere di Santo Stefano-Ventotene (LT), chiuso nel 1965. È quanto prevede l’accordo di partenariato tra il ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Commissario straordinario del governo per il recupero dell’ex carcere borbonico, firmato ieri dal Capo del Dap facente funzioni Lina Di Domenico e dal Commissario straordinario Giovanni Maria Macioce.
Il progetto è regolato dal “Contratto istituzionale di sviluppo” (Cis Ventotene), sottoscritto nel 2017, che prevede un insieme articolato di interventi finalizzati al recupero dell’intero complesso in chiave culturale, museale e didattico-formativa con uno stanziamento di 70 milioni di euro. Dopo le difficoltà legate alla pandemia, il progetto di recupero e valorizzazione è finalmente entrato in una fase concreta grazie al coordinamento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano.
Tra gli obiettivi del progetto, che prevede la creazione di un museo e di una Scuola di alta formazione, anche quello di restituire alla memoria collettiva l’evoluzione della cultura carceraria e della concezione della pena, in uno fra i primi edifici carcerari al mondo ad essere stati costruiti secondo i principi del Panopticon enunciati dal filosofo inglese Jeremy Bentham.
“Il contributo del Dap riguarderà diversi aspetti”, spiega Lina Di Domenico: “fra questi, l’acquisizione di contenuti artistici realizzati da persone in esecuzione penale da esporre nel Museo che sarà costruito presso il carcere borbonico. Ringrazio il Commissario straordinario per aver voluto questo accordo che cade nel 50° anniversario della riforma dell’Ordinamento Penitenziario, che proprio a Santo Stefano-Ventotene, alla metà degli anni ’50, fu anticipata dall’avvio di una illuminata sperimentazione sul recupero delle persone detenute da parte del direttore Eugenio Perucatti, animato dall’intento di perseguire gli obiettivi del terzo comma dell’art. 27 della Costituzione”.
“Fin dall’inizio del mio mandato – sottolinea Giovanni Maria Macioce – in collaborazione con la mia Struttura, abbiamo ritenuto fondamentale utilizzare parte degli spazi del futuro museo per creare un luogo simbolico dove raccontare la storia passata dell’ex carcere, ma anche il presente e il futuro dei luoghi della pena. In linea con i principi di Progettazione universale e con Icom, il museo di Santo Stefano contribuirà alla crescita culturale della comunità e alla sensibilizzazione delle giovani generazioni a cui il polo culturale di Santo Stefano è dedicato”.
Con l’accordo, il ministero della Giustizia si aggiunge alle istituzioni che hanno sottoscritto il Cis Ventotene: oltre alla Presidenza del consiglio, il ministero della Cultura, il ministero della Sicurezza energetica, la Regione Lazio, il Comune di Ventotene, l’Area marina protetta/riserva naturale statale e l’Agenzia del demanio.