Anastasìa dopo la conferma alla carica di Garante dei detenuti della Regione Lazio
“Ringrazio il Consiglio regionale per l’apprezzamento del mio impegno e la fiducia che mi ha riconosciuto, confermandomi nelle funzioni di Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio per il quinquennio 2021-2026”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa, dopo la seduta del Consiglio che lo ha eletto per la seconda volta.
“Abbiamo alle spalle anni molto difficili – prosegue Anastasìa – precipitati nel durissimo lockdown imposto dalla pandemia alle carceri, alle residenze per le misure di sicurezza, al centro di detenzione per stranieri di Ponte Galeria e a ogni altro luogo di residenza forzata per motivi di giustizia, di polizia o di salute. Un’esperienza difficilissima affrontata con senso di responsabilità e di sacrificio da parte delle persone private della libertà, sostenute dalla dedizione e dalla professionalità degli operatori penitenziari, sanitari e delle altre amministrazioni pubbliche competenti e dall’impegno dei volontari, dove e fin quando hanno potuto svolgere il loro prezioso ruolo di ausilio e integrazione sociale”.
“Solo ora, dopo una campagna vaccinale che ha raggiunto ogni luogo di privazione della libertà nella regione, si incomincia a intravedere qualche barlume di ritorno alla ‘normalità’, pur sempre da misurare con l’andamento epidemiologico. Davanti a noi è questa sfida: uscire dall’emergenza serbandone la lezione. E quindi: superare il sovraffollamento, riportando il carcere alle sue strette necessità, per i reati più gravi e le pene più lunghe, potenziando la rete dei servizi socio-sanitari di assistenza alle persone disagiate spesso e ingiustamente custodite in carceri e Rems; qualificare e promuovere l’integrazione dei servizi socio-sanitari sin dai luoghi di detenzione; potenziare l’offerta di servizi per l’istruzione, la cultura, la formazione professionale e l’inserimento lavorativo e il reinserimento sociale dei detenuti; garantire i rapporti affettivi delle persone private della libertà e integrare il carcere nel territorio anche attraverso le nuove tecnologie della comunicazione”.
“Su queste cose, in questi anni, – conclude Anastasìa – la Regione Lazio ha già fatto tanto, ma può fare ancora di più, integrando la propria azione con quella delle competenti amministrazioni dello Stato e quella degli Enti locali, e dimostrando che il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità e la finalità rieducativa della pena si perseguono efficacemente solo grazie all’impegno di tutte le istituzioni, locali e nazionali, della società civile e della cittadinanza attiva”.