La riunione plenaria della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà personale si è svolta ieri in modalità telematica, per l’esame della situazione nelle carceri e in vista della discussione in Parlamento per la conversione in legge del decreto Ristori, prevista per la prossima settimana. Nel corso dell’incontro, coordinato dal portavoce della Conferenza, Stefano Anastasìa, i garanti regionali e degli enti locali intervenuti hanno riportato le proprie esperienze, dando così un quadro variegato della situazione nelle carceri italiane in piena emergenza pandemia. Se a Milano, come ha riferito il garante comunale Francesco Maisto, è la stessa amministrazione penitenziaria a fornire ogni giorno i numeri dei contagi negli istituti di pena, non altrettanto avviene in altre regioni: diversi garanti hanno dichiarato di dover rincorrere i dati.
E’ stato riferito della mancanza di risposte in tempi ragionevoli da parte della magistratura di sorveglianza alle richieste di esecuzione della pena all’esterno, così come previsto dall’attuale normativa di emergenza per i detenuti con una pena residua inferiore ai diciotto mesi, ma c’è anche il caso di cui ha parlato il Garante della Campania, Samuele Ciambriello, di magistrati che hanno concesso gli arresti domiciliari con braccialetti elettronici che però non sono disponibili. Altri problemi emersi nel corso dell’incontro: quelli dell’accoglienza dei senza fissa dimora e della sostenibilità dei costi, ma soprattutto i timori di contagio e il sovraffollamento. Sui numeri è intervenuto il Garante nazionale, Mauro Palma, il quale ha parlato di un tasso di positività nella carceri del 15,76 per cento rispetto ai tamponi, in linea con quello all’esterno.
Per quanto riguarda il sovraffollamento, Palma ha riferito di un bacino di 3359 detenuti che potrebbero ottenere misure alternative alla detenzione, in base al decreto Ristori: 1142 con pene inferiori ai sei mesi, 2217 tra i sei e i diciotto mesi di pena residua, ma resta il problema dei senza fissa dimora, cioè coloro che non possono beneficiare di tali misure, che riguarda 1157 detenuti. Palma ha annunciato una serie di proposte di emendamenti al decreto Ristori, volti a un allargamento degli strumenti già previsti e all’introduzione di ulteriori misure. Al termine la Conferenza ha stabilito di formulare due prossimi appelli, uno al Parlamento, per potenziare le misure già decise dal Governo, uno a Cassa Ammende, Regioni e Tribunali di sorveglianza, per semplificare le procedure di ammissione alle alternative al carcere.