“Detenuti di lungo corso, da anni in regime di semilibertà, che per due anni e mezzo hanno goduto di una licenza straordinaria che gli consentiva di restare anche di notte a casa; persone che hanno scrupolosamente osservato le prescrizioni impartitegli dal giudice di sorveglianza, condannati – cioè – che hanno mostrato oltre ogni ragionevole dubbio il loro positivo reinserimento nella società, dal primo di gennaio dovranno ripresentarsi a dormire in carcere, costringendo l’Amministrazione penitenziaria a liberare gli spazi da loro precedentemente occupati e ora destinati ad altre funzioni. E’ una palese ingiustizia”.
Così il Portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà e Garante del Lazio, Stefano Anastasìa, sulla bocciatura delle proposte di proroga delle licenze straordinarie per i semiliberi attivate con l’emergenza Covid o di conversione delle semilibertà in affidamento in prova al servizio sociale.
“Se la pena deve tendere alla rieducazione del condannato – prosegue Anastasìa -, se la rieducazione deve essere laicamente intesa nel senso del suo reinserimento in condizioni di autonomia e di legalità nel contesto sociale, non è ammissibile una regressione di fatto nel trattamento penitenziario che non sia conseguente a una infrazione penale o disciplinare, a un tradimento, cioè, da parte del condannato, dell’impegno preso con il giudice di sorveglianza nell’esecuzione della misura alternativa o nel godimento del beneficio. Il principio della progressività del trattamento penitenziario (non solo nel senso che si fa un passo alla volta, ma che l’uno e l’altro è auspicabile che si facciano nella stessa direzione) impone che non vi sia una “retrocessione” immotivata nel percorso penale delle persone condannate”.
“Non sappiamo – conclude Anastasìa – se maggioranza e Governo abbiano votato contro gli emendamenti di proroga o di conversione delle licenze straordinarie per convinzione o in astio ai proponenti dell’opposizione, certo è che ora sta a loro, a Governo e maggioranza trovare il modo di rimediare alla palese ingiustizia che così si compierebbe alla fine dell’anno”.