“Oggi abbiamo fatto ciò che è utile e possibile fare”, così la Coordinatrice dell’Osservatorio per la giustizia di comunità, Roberta Palmisano, presidente della IV sezione penale del Tribunale di Roma, al termine della riunione per la firma del documento sui programmi di giustizia riparativa, che si è tenuta a Roma mercoledì 21 febbraio.
“Il tribunale – ha proseguito Palmisano – ha compreso che l’azione giudiziaria da sola non è sufficiente, ma è necessaria un’azione di prevenzione sociale che veda impegnate tutte le istituzioni nel valorizzare quei percorsi nel modello della giustizia di comunità che vede la presa in carico dell’autore di reato e della vittima con l’organizzazione dei servizi necessari”. Di qui l’Osservatorio, istituito presso la Presidenza del Tribunale di Roma, al quale partecipano Avvocatura, Epe, Regione Lazio, Asl Roma 1, Roma Capitale e Università La Sapienza, e i Garanti delle persone detenute della Regione Lazio e di Roma Capitale. Al suo interno è analizzata ogni questione connessa all’attuazione della messa alla prova e degli altri istituti che prevedono percorsi di responsabilizzazione e sono pianificate le azioni necessarie e individuati i bisogni di formazione.
Con tale documento sui programmi di giustizia riparativa, che segue altri tre documenti predisposti e sottoscritti dall’Osservatorio a partire dal 4 marzo 2020, le parti s’impegnano a promuovere, con il coinvolgimento di esperti, la diffusione e promozione delle pratiche di giustizia riparativa, in particolare alla luce della disciplina organica introdotta dalla riforma Cartabia e a promuovere programmi, come si legge nel documento, “che hanno lo scopo di risolvere conflitti, costruire relazione e riparare fratture, in un processo di dialogo che coinvolge le parti interessate”.
Tra le considerazioni riportate nel documento, gli estensori ricordano che: la riforma Cartabia ha introdotto una disciplina organica della giustizia riparativa e ha prescritto che l’imputato e la persona offesa siano avvisati della facoltà di accedere ai programmi di giustizia riparativa; il codice di procedura penale prevede però l’invio da parte del giudice a programmi di giustizia riparativa esclusivamente presso i Centri di riferimento non ancora istituiti; alla istituzione dei Centri per la giustizia riparativa e alla definizione dei “livelli essenziali delle prestazioni” il decreto n. 150/2022 subordina gli effetti del cd. “esito riparativo” del programma svolto; in questa fase in cui la nuova disciplina non può avere completa attuazione non è possibile individuare indicazioni operative utili ma è al contempo necessario promuovere e diffondere i principi della giustizia riparativa secondo criteri interpretativi condivisi.
“La giustizia riparativa – si legge nel documento – affonda le sue radici nella comunità, terreno privilegiato per la riparazione, e, in base ad un approccio inclusivo e partecipativo, mantiene centralità sia alle vittime che alle persone accusate del reato”. Il documento richiama i principi chiave della giustizia riparativa contenuti nella raccomandazione del Consiglio d’Europa CM/Rec (2018)8: “volontarietà; dialogo deliberativo e rispettoso; eguale attenzione ai bisogni e agli interessi delle persone coinvolte; correttezza procedurale; dimensione collettiva e consensuale degli accordi; accento su riparazione, reintegrazione e raggiungimento di una comprensione reciproca; assenza di dominio”.
Tra i principi enunciati nel documento, “centrale è l’ascolto e precondizione la possibilità di narrare la propria esperienza in un contesto extraprocessuale che consenta di fruire di un tempo non contingentato o inappropriato”. Si prevede inoltre la collaborazione degli uffici giudiziari con le istituzioni del territorio, al fine di promuovere e coordinare l’utilizzo e lo sviluppo della giustizia riparativa e l’innesto di pratiche di giustizia riparativa nel processo, tenendo in considerazione la pluralità degli interessi di tutte le parti. Secondo le linee guida contenute nel documento, l’imputato può decidere autonomamente di prendere parte ad un programma di giustizia riparativa e può farlo anche su suggerimento di terzi o del suo difensore, in qualunque fase del processo. Inoltre, l’approccio e i principi riparativi possono essere utilizzati all’interno di ogni ufficio nella gestione dei processi decisionali organizzativi.