“Il recupero dell’ex carcere dell’isola di Santo Stefano è una grande sfida italiana e la vinceremo. Oggi questo progetto che sembrava troppo ambizioso è ripartito grazie al lavoro del Commissario Straordinario Silvia Costa ed è diventato un obiettivo raggiungibile in un tempo non troppo lungo”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, nel corso dell’inaugurazione della mostra “La memoria del dolore. Un progetto di rinascita”, al Museo nazionale Romano Terme di Diocleziano che si è svolta lo scorso 19 maggio. La mostra, che sarà aperta fino al 13 giugno per i visitatori del museo, è dedicata al racconto fotografico con gli scatti di Marco Delogu, Mohamed Keita e Raffaela Mariniello dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano, di fronte a Ventotene. “Questa mostra mette insieme la fotografia, su cui si è investito troppo poco e che nei prossimi anni sarà una delle priorità del ministero, e la valorizzazione di un luogo in cui è passata la storia d’Italia e d’Europa”, ha aggiunto Franceschini, “ma qui c’è anche il disegno per il futuro di un luogo europeo al centro del Mediterraneo. Vedremo quanto ci vorrà, ma il Mediterraneo è destinato a diventare un luogo di pace”.
All’inaugurazione hanno partecipato anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il Garante dei detenuti, Stefano Anastasìa. “Siamo alla vigilia della nuova programmazione europea e faremo di tutto per far cadere parte dei tanti fondi a disposizione su questo progetto”, ha dichiarato Zingaretti il quale ha sottolineato quanto questa iniziativa sia importante, perché Santo Stefano “è un luogo del mondo per quello che è avvenuto in quel carcere e perché intorno a quelle celle si è iniziato a parlare di Europa. Ma è un luogo del mondo – ha concluso il presidente della Regione Lazio – anche per il futuro: non dimentichiamoci che il palazzo del Parlamento europeo a Bruxelles è intitolato ad Altiero Spinelli che a Ventotene scrisse il Manifesto per l’Europa”.
Soddisfatto anche il Garante per i diritti dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia, che più volte aveva richiamato l’attenzione sul recupero della struttura. “Come Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio – ha ribadito Anastasia – mi considero anche custode della memoria delle persone che sono state detenute nelle carceri della regione. Per questo non posso che esprimere compiacimento, per l’inaugurazione di questa mostra che s’inserisce nel programma d’iniziative della commissaria Silvia Costa, per il progetto di recupero del carcere di Santo Stefano. L’augurio è che possa essere valorizzata la funzione di memoria dell’ex carcere borbonico delle sofferenze umane che vi furono consumate”.
Mura a rinchiudere i corpi ma non il pensiero, sbarre che lo sguardo ha oltrepassato per spingersi al mare. E poi la natura maestosa di una minuscola isola sferzata dal vento, solitaria ma collegata al destino dell’Europa. Sono immagini capaci di restituire in modo quasi fisico, senza retorica, l’intensità di una sofferenza durata 170 anni quelle che compongono la mostra dedicata al racconto della storia dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano, isolotto a un miglio marino da Ventotene. La mostra offre anche l’occasione di fare il punto sul progetto di recupero che il Governo ha affidato alla commissaria straordinaria Silvia Costa, per trasformare l’ex carcere di Santo Stefano, istituito nel 1795 e attivo fino al 1965, in un complesso in cui diffondere la cultura italiana ed europea, produrre arte e sperimentare pratiche sostenibili. Integrano il percorso le testimonianze scritte di alcuni reclusi “eccellenti”, come Sandro Pertini e Luigi Settembrini, oltre a un video sul futuro di Santo Stefano realizzato dal regista Salvatore Braca.