Venticinque anni in carcere, si laurea tre volte

In videoconferenza con Viterbo dal carcere di Paliano (Fr), ha conseguito, con 110 e lode, la Laurea magistrale in Scienze della Comunicazione, sostenendo una tesi di laurea su “Comunicazione e socializzazione in carcere”.

 

La vera notizia – diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – è però che il 43enne Massimo (nome di fantasia), in carcere dall’inizio degli anni Novanta con un “fine pena mai”, di lauree in carcere ne ha conseguite addirittura tre: una nel 2007 in Economia e Commercio sul “Recupero del detenuto: una prospettiva economica” (110) ed una nel 2010 in Scienze Politiche intitolata “Dal vecchio mondo al nuovo continente: interconnessione e complementarità nella storia della Mafia” (110 e lode).

Massimo aveva iniziato, nel carcere di Viterbo, il Corso di Laurea in Scienza della Comunicazione dell’Università della Tuscia, dove già aveva conseguito la sua seconda laurea. Alla discussione della tesi di laurea hanno assistito i familiari, i volontari e gli operatori del trattamento che lo hanno incoraggiato e sostenuto durante il cammino universitario in questi anni.

Massimo è il primo laureato del carcere di Paliano. La scorsa estate a Rebibbia N.C, avevano conseguito la laurea triennale i primi 4 detenuti del progetto “Teleuniversità in carcere” ideato dal Garante dei detenuti del Lazio, uno dei quali in collegamento via skype dal carcere di Tirana. A dicembre, sempre a Rebibbia, in videoconferenza con l’Università di Roma Tor Vergata, aveva conseguito la prima Laurea Magistrale in legge un altro detenuto del reparto di Alta Sicurezza.

«Abbiamo deciso di rendere nota la storia di Massimo ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni perché è una vicenda unica. Per i gravi fatti in cui è stato implicato ha trascorso più di venti anni in carcere e, davanti a sé, non ha un futuro certo ma solo il “fine pena mai”. Di fronte a tale prospettiva, ha deciso di non abbandonarsi alla disperazione della cella ma ha visto nello studio l’occasione di riscatto sociale. L’ennesima conferma, ove ce ne fosse bisogno, che la criminalità si combatte anche con la cultura e l’istruzione. Noi abbiamo investito molto sui percorsi scolastici in carcere. Con il Sistema Universitario Penitenziario (S.U.P.) abbiamo ideato un modello costituito da una rete istituzionale che mette insieme la Conferenza dei Rettori delle Università del Lazio, Laziodisu, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, le carceri, il DAP, la Regione Lazio e le Università Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza. Con questo Modello, oggi sono 120 i detenuti che, nel Lazio, frequentano l’Università. Nel 2005, i detenuti universitari nel Lazio erano appena 17».